Nicola Bizzarro

Nato nel 1953, quando ancora non c’era la 500, non quella di adesso così grande, bensì la Topolino, dopo aver conseguito il diploma di Perito Meccanico, ha deciso di cambiare radicalmente studiando teologia. Ottenuto il Baccellierato nel 1980 ha aspettato fino al 2017 per la Licenza in Teologia morale sociale. Nel frattempo è stato insegnante di scuola superiore per 15 anni, giornalista nel settore del consumerismo e della satira, scrivendo per il settimanale Cuore, collaboratore di staff per l’Assessore alle Politiche giovanili del Comune di Torino e impegnato nel CSI-Piemonte in progetti per le scuole, nel Programma di iniziativa UE Urban 2 e nei rapporti con altre regioni. Nel tempo libero ha fatto volontariato, soprattutto negli scout e in politica.
Sposato, padre di Daniele e Francesca, con una nipotina che gli rallegra le giornate; malgrado l’età pratica costantemente tennis e calcetto, suona e ascolta musica, legge di tutto e non si perde nessuna partita della Roma.

– “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». (Gc 2,14-18). –