La lotta contro la corruzione e la crisi climatica rappresentano due delle sfide più urgenti e interconnesse della nostra epoca. Il Corruption Perceptions Index (CPI) 2024, pubblicato da Transparency International, offre una panoramica globale sulla percezione della corruzione nel settore pubblico in 180 paesi e territori. Quest’anno il report si focalizza su un aspetto critico: l’impatto della corruzione sulla capacità dei governi di affrontare efficacemente la crisi climatica.
La situazione
Il CPI 2024 evidenzia una realtà preoccupante: oltre due terzi dei paesi analizzati hanno ottenuto un punteggio inferiore a 50 su 100, dimostrando che la corruzione è ancora un problema diffuso e radicato. La Danimarca, con un punteggio di 90, continua a essere il paese con il livello di corruzione percepito più basso, seguita da Finlandia (88) e Singapore (84). Al contrario, paesi come Somalia (9), Sud Sudan (8) e Venezuela (10) si posizionano agli ultimi posti, confermando situazioni di corruzione sistemica e istituzioni deboli.
Il punteggio dell’Italia è di 54 e colloca il Paese al 52° posto nella classifica globale e al 19° posto tra i 27 Paesi membri dell’UE. Nell’ambito di una tendenza alla crescita, con +14 punti dal 2012, il CPI 2024 segna il primo calo dell’Italia (-2). Recenti riforme e alcune questioni irrisolte stanno indebolendo i progressi nel contrasto alla corruzione.
Un legame pericoloso
Uno degli aspetti centrali del CPI 2024 è l’analisi di come la corruzione influisca negativamente sulla capacità dei governi di rispondere alla crisi climatica. La corruzione si manifesta sotto diverse forme: dall’influenza indebita delle lobby industriali sulle politiche ambientali, fino alla sottrazione di fondi.
L’influenza di gruppi di interesse, in particolare delle aziende legate ai combustibili fossili, ha spesso impedito l’adozione di misure incisive per ridurre le emissioni di gas serra. In molte nazioni le decisioni in materia di politiche ambientali sono fortemente condizionate da interessi privati che mirano a massimizzare i profitti a breve termine, a discapito della sostenibilità a lungo termine. Il risultato è una regolamentazione debole, il ritardo nella transizione energetica e una mancata attuazione di impegni internazionali.
L’uso improprio dei fondi climatici
Ecco un altro problema. Secondo il rapporto la corruzione mina gravemente l’efficacia dei finanziamenti destinati alla lotta contro il cambiamento climatico. La sottrazione di risorse, la cattiva gestione dei fondi e la mancanza di trasparenza nei processi decisionali impediscono che le risorse raggiungano le comunità più vulnerabili.
In molti paesi, in particolare quelli più esposti agli effetti della crisi climatica, istituzioni deboli e scarsa trasparenza amministrativa creano terreno fertile per il dirottamento dei fondi. Questo fenomeno aggrava le disuguaglianze, lasciando intere popolazioni senza adeguati strumenti per affrontare l’innalzamento del livello del mare, le ondate di calore estreme e la perdita di biodiversità.
Debole protezione ambientale e impatti sulla società
La corruzione non si limita a ostacolare il finanziamento delle politiche climatiche, ma compromette anche la protezione ambientale nel suo complesso. Quando le istituzioni preposte a ciò sono corrotte, regolamenti fondamentali vengono aggirati e le risorse naturali sono sfruttate in modo insostenibile. La deforestazione illegale, l’inquinamento industriale incontrollato e il commercio illecito di specie protette sono solo alcuni esempi di attività che prosperano grazie alla corruzione.
A livello globale, il report sottolinea che le nazioni con livelli più bassi di corruzione sono generalmente quelle meglio attrezzate per affrontare la crisi climatica; tuttavia, anche nei paesi più trasparenti, il fenomeno della lobbying e del condizionamento delle politiche da parte di grandi gruppi economici continua a rappresentare una minaccia per la giustizia ambientale.
Minacce agli attivisti e alle comunità locali
Uno degli aspetti più allarmanti messi in luce dal CPI 2024 è il rischio crescente per attivisti ambientali e difensori dei diritti umani. In molte parti del mondo chi si batte per la protezione dell’ambiente è vittima di intimidazioni, violenze e omicidi, negli ultimi cinque anni più di 1.000 sono stati uccisi, e la quasi totalità di questi crimini è avvenuta in paesi con un punteggio CPI inferiore a 50. La corruzione contribuisce a creare un clima di impunità, in cui le denunce vengono ignorate e i responsabili non colpiti.
La situazione italiana
L’Italia ha ottenuto nel CPI 2024 un punteggio di 54, posizionandosi al di sotto della media dell’Europa occidentale. Sebbene il Paese abbia compiuto progressi negli ultimi anni, permangono criticità significative, in particolare nel settore degli appalti pubblici e nella gestione dei fondi destinati alla transizione ecologica.
Uno dei problemi è rappresentato dall’influenza delle lobby su politiche ambientali e investimenti energetici. Il settore delle rinnovabili, nonostante il suo potenziale, è spesso ostacolato da pratiche opache e ritardi burocratici legati a interessi consolidati nei combustibili fossili; inoltre lo scarso controllo sulle risorse pubbliche destinate ai progetti climatici ha alimentato casi di corruzione, rallentando la transizione energetica.
Un altro aspetto critico è la gestione del territorio. La corruzione in ambito edilizio e urbanistico ha portato a un’espansione incontrollata che ha aggravato i rischi di dissesto idrogeologico, con conseguenze disastrose in caso di eventi climatici estremi.
Tuttavia, vi sono segnali positivi: l’Italia ha introdotto normative più stringenti sulla trasparenza negli appalti pubblici e strumenti di monitoraggio per ridurre il rischio di corruzione; inoltre la crescente pressione della società civile ha portato a una maggiore attenzione mediatica e politica sul tema della corruzione ambientale.
Come contrastare la corruzione per proteggere il pianeta
Per affrontare queste sfide, Transparency International propone una serie di raccomandazioni. Si tratta di rafforzare le misure anticorruzione nei finanziamenti climatici, garantendo che i fondi destinati alla transizione ecologica siano gestiti con trasparenza e controllati da organismi indipendenti. È necessario proteggere i processi decisionali dalle influenze indebite con la creazione di meccanismi efficaci per monitorare e prevenire il conflitto di interessi nelle politiche ambientali.
Sono da aumentare le sanzioni contro i reati ambientali e rafforzare gli strumenti giuridici per punire la corruzione legata alla distruzione dell’ambiente. Infine è indispensabile coinvolgere attivamente la società civile: garantire la partecipazione dei cittadini alle decisioni sui fondi climatici e sulle politiche di sostenibilità.