Premessa
Il rapporto Mal’Aria di Città 2025, redatto da Legambiente, rappresenta un’importante fotografia della qualità dell’aria nelle città italiane, mettendo in evidenza sia i progressi compiuti che le criticità persistenti. Nonostante alcuni miglioramenti registrati negli ultimi anni, l’Italia è ancora lontana dal rispettare i limiti suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalle direttive dell’Unione Europea.
Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, il quadro è allarmante: il 96% della popolazione urbana è esposta a concentrazioni pericolose di PM2.5, il 94% a livelli critici di Ozono (O3), l’88% a Biossido di Azoto (NO2) e l’83% a PM10. Con i nuovi standard europei che entreranno in vigore nel 2030, sarà necessaria una riduzione drastica delle emissioni per evitare pesanti sanzioni e, soprattutto, per proteggere la salute pubblica.
PM10: la situazione nelle città italiane
Il particolato fine PM10 è uno degli inquinanti più problematici nelle città italiane. Nel 2024, ben 25 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero consentito, che prevede un massimo di 35 giorni all’anno con concentrazioni superiori a 50 µg/mc.
Tra le città più colpite troviamo Frosinone-Scalo, che ha registrato ben 70 sforamenti, confermandosi tra le città più inquinate, Milano-Marche, con 68 sforamenti, e Verona-Borgo Milano, con 66 sforamenti, anche Vicenza-San Felice (64 sforamenti) e le città di Padova-Arcella e Venezia-via Beccaria (61 sforamenti ciascuna) rientrano tra i peggiori centri urbani per qualità dell’aria.
Per quanto riguarda la media annuale, nessuna città ha superato il limite UE di 40 µg/mc, ma la situazione rimane critica: il 97% dei capoluoghi non rispetta il più restrittivo limite fissato dall’OMS a 15 µg/mc. Dal 2030, il limite europeo scenderà ulteriormente a 20 µg/mc, imponendo riduzioni fino al 39% in città come Verona, Cremona, Padova e Catania.
Sebbene Torino non compaia tra le città con il maggior numero di sforamenti per il PM10, la qualità dell’aria nella città e nella regione Piemonte è comunque preoccupante. Le valli alpine limitano la dispersione degli inquinanti, creando una situazione critica soprattutto nei mesi invernali. Alcune aree del Piemonte, come Alessandria e Novara, mostrano livelli di PM10 superiori alla media nazionale, richiedendo interventi mirati.
Il biossido di azoto
Il Biossido di Azoto (NO2), prodotto principalmente dal traffico veicolare e dalle attività industriali, rappresenta un altro inquinante critico. La sua presenza nell’aria è strettamente legata alla densità del traffico urbano e all’uso di veicoli a combustione.
Le città più inquinate sono Napoli e Palermo, che raggiungono il limite UE di 40 µg/mc, Milano e Como registrano rispettivamente 33 µg/mc, seguite da Catania con 32 µg/mc e Torino con 31 µg/mc. Nel capoluogo il traffico veicolare è la principale fonte di emissioni di NO2. Le centraline di monitoraggio situate nelle zone ad alta densità di traffico, come Corso Regina Margherita e Piazza Rebaudengo, hanno registrato valori costantemente vicini ai limiti massimi consentiti. La conformazione geografica della città, circondata da colline e montagne, aggrava ulteriormente la situazione, intrappolando gli inquinanti nell’aria.
Alcune centraline di monitoraggio hanno rilevato valori particolarmente preoccupanti: a Palermo (Di Blasi) si è registrato un picco di 59 µg/mc, a Napoli (Ferrovia) ha raggiunto 54 µg/mc, mentre Genova (Corso Europa) si attesta a 48 µg/mc.
Dal 2030, il limite UE per il NO2 scenderà a 20 µg/mc, imponendo riduzioni fino al 50% per città come Napoli, Palermo, Milano e Como.
Focus su ozono troposferico (O3) e inquinanti nascosti
L’ozono troposferico è un inquinante secondario che si forma durante i mesi estivi a causa delle reazioni chimiche tra gli ossidi di azoto e i composti organici volatili, in presenza della luce solare. Questo gas è particolarmente dannoso per la salute respiratoria, provocando irritazioni alle vie aeree, crisi asmatiche e riduzione della funzionalità polmonare. Inoltre, l’ozono ha un impatto negativo sull’agricoltura, danneggiando le colture e riducendo la produttività.
L’Italia, insieme alla Polonia, è tra i paesi europei con il maggior numero di superamenti dei limiti di ozono. Uno dei principali precursori dell’ozono è il metano, le cui emissioni provengono principalmente dal settore agricolo e zootecnico. La riduzione delle emissioni di metano non solo aiuterebbe a contenere l’ozono, ma contribuirebbe anche alla lotta contro il cambiamento climatico, dato il potente effetto serra del metano.
In Piemonte, le zone più colpite dall’ozono sono quelle prealpine e pianeggianti, dove l’aria ristagna durante le giornate calde. Torino e le aree limitrofe registrano frequenti sforamenti dei limiti di sicurezza, in particolare nei mesi estivi. Le emissioni di metano e altri composti organici volatili derivanti dall’agricoltura e dall’industria locale contribuiscono a peggiorare la situazione.
Le proposte di Legambiente
Per affrontare la crisi dell’inquinamento atmosferico, Legambiente propone una serie di azioni concrete e mirate.
Le prime indicazioni sono legate alla mobilità sostenibile. Per l’Associazione è fondamentale potenziare il trasporto pubblico a emissioni zero entro il 2030, attraverso l’introduzione di autobus elettrici e l’espansione delle reti ferroviarie, inoltre propone anche uno stop progressivo alla circolazione delle auto nei centri cittadini, incentivando l’uso di biciclette e monopattini elettrici, e l’estensione delle aree pedonali e delle piste ciclabili contribuirebbe a rendere le città più vivibili e meno inquinate.
Un altro settore chiave è quello del riscaldamento domestico e Legambiente suggerisce di abbandonare le caldaie a gasolio e carbone, sostituendole con sistemi più efficienti come le pompe di calore.
L’agricoltura intensiva, in particolare nella Pianura Padana, contribuisce in modo significativo all’inquinamento. Legambiente propone di ridurre gli allevamenti intensivi e di implementare buone pratiche agricole per limitare le emissioni di metano e ammoniaca.
Infine, ritiene necessario adottare politiche integrate che affrontino simultaneamente le questioni del clima e della qualità dell’aria. Ciò include la riduzione delle emissioni di NOx, COV e metano, nonché la promozione di azioni coordinate a livello internazionale per affrontare l’inquinamento transfrontaliero.
Conclusioni
Il rapporto Mal’Aria di Città 2025 lancia un chiaro allarme: l’Italia deve agire con decisione per ridurre l’inquinamento atmosferico e proteggere la salute dei suoi cittadini. I dati mostrano che le città italiane sono ancora lontane dal rispettare i limiti imposti dall’UE e dall’OMS, e il tempo a disposizione per adeguarsi sta rapidamente diminuendo.
Torino e il Piemonte rappresentano aree critiche che necessitano di interventi mirati. Le caratteristiche geografiche della regione, unite all’intensa attività industriale e al traffico veicolare, rendono urgente l’adozione di politiche ambientali più rigorose.
Le soluzioni proposte da Legambiente richiedono un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle imprese e dei cittadini. La sfida è duplice: rispettare i nuovi standard europei entro il 2030 e garantire un futuro più sano e sostenibile per tutti.
È il momento di agire. Subito.