L’Osservatorio su mercato del lavoro e impresa: addio città-fabbrica

Luci e ombre si manifestano leggendo il primo rapporto dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro Torino (OMLT) dal titolo “Segnali di cambiamento: occupazione e domanda di lavoro dipendente a Torino tra il 2018 e il 2022” presentato a metà dicembre. Tra gli elementi positivi spiccano la componente femminile che traina la ripresa dell’occupazione dopo la fase critica del Covid e una crescita generale del 2%, tra quelli negativi risaltano la massiccia presenza di contratti a termine, otto su dieci, e la tendenza alla contrazione delle attività industriali.

L’Osservatorio

L’OMLT è un’iniziativa della Città di Torino realizzata in collaborazione con l’Agenzia Piemonte Lavoro, la Camera di Commercio di Torino, l’INAIL e la Regione Piemonte, con il coordinamento scientifico dell’IRES Piemonte. L’obiettivo è elaborare e mettere a disposizione dei diversi attori istituzionali e del territorio le principali fonti informative su lavoro, sistema delle imprese, istruzione e formazione professionale, politiche del lavoro e servizi per l’impiego a livello cittadino e metropolitano.

Il quadro demografico

Il primo elemento analizzato fa da sfondo alle ulteriori analisi, e si sofferma sulle varie fasce d’età. Il dato più significativo, peraltro conosciuto, è il rapido processo di invecchiamento e spopolamento che investe il Paese e, in particolare, l’area torinese, che «alimenta un crescente fabbisogno di ricambio della popolazione attiva».

I residenti a Torino sono in diminuzione dal 2012 e tale contrazione non riguarda solo il trasferimento in comuni della cintura, come nel passato, ma è un calo netto di tutto il territorio metropolitano.

I dati per età confermano l’invecchiamento, «con la diminuzione della quota popolata dalla coorte più giovane (0-14 anni), il cui stock si è ridotto nel periodo selezionato del 12% (da 111.000 a 98.000 persone), e un aumento di quella associata alla popolazione anziana (65 anni e più), che in termini assoluti resta invariata (circa 220.000 persone). Per queste dinamiche, l’indice di vecchiaia, ossia il rapporto tra over 65 e under 14, passa nel periodo selezionato da 200 a 226 anziani ogni 100 giovani».

I residenti in età da lavoro diminuiscono con ovvie ripercussioni.

L’offerta di lavoro

Nel 2022, a Torino, essa è cresciuta del 2% rispetto all’anno precedente, dovuta soprattutto a un incremento della componente femminile, mentre quella maschile appare in modesta diminuzione. Il dato non deve far dimenticare che in rapporto al 2019, quindi al periodo precedente la pandemia, vi è un calo del 3%, superiore a quello complessivo regionale e ai dati relativi ad altre grandi città, con l’esclusione di Roma.

Anche in ragione del calo demografico il numero dei disoccupati nella Città Metropolitana risulta in diminuzione rispetto al 2021 e anche confrontandolo con il 2019.

Le persone inattive in età da lavoro, tra i 15 e i 64 anni, che per diverse ragioni non lavorano e non cercano un’occupazione, sono una componente importante, perché sono, alla fine del 2022, circa 140.000 a Torino e oltre 400.000 in tutta la provincia, e «costituiscono il bacino interno dal quale attingere, attraverso adeguate politiche, per compensare l’impatto negativo sulle forze di lavoro del processo di spopolamento».

Il lavoro dipendente

Il mercato del lavoro si presenta dinamico, con un numero di assunzioni in crescita, particolarmente a Torino città rispetto alla provincia e alla regione. L’incremento più notevole ha riguardato i cosiddetti lavoratori maturi, con più di 55 anni, mentre un dato negativo è la diminuzione della presenza di stranieri appartenenti all’UE, che segnala un calo di attrattività dell’area.

Riguardo alle tipologie contrattuali emerge un miglioramento della qualità della domanda di lavoro, con un incremento dei contratti di durata superiore ai sei mesi, ma la quota di quelli a tempo indeterminato resta stabile a un non esaltante 18%, con l’apprendistato al 4% e il tempo determinato al 77%.

I settori di attività mostrano una dinamica positiva della Pubblica Amministrazione, il cui peso è cresciuto dell’1%, in particolare per l’istruzione e la formazione. Nel settore privato si riscontrano variazioni moderatamente positive nell’industria e nelle costruzioni, che beneficiano delle misure derivanti da precedenti scelte governative nazionali, e decisamente positive nei servizi finanziari e nell’ICT. Meno favorevole la situazione nel turismo e nella ristorazione, come pure nei servizi alla persona e nella logistica, unico settore in calo in termini assoluti.

I dati sulle assunzioni per qualifiche professionali vedono una crescita della domanda di qualificazione: i mestieri a più elevata qualificazione sono cresciuti in misura maggiore rispetto a quelli a media e bassa.

«Nel complesso, il quadro che emerge da questi dati appare ancora instabile e condizionato dal “rimbalzo” successivo all’emergenza sanitaria. Si tratta però di un quadro dinamico e in evoluzione, in cui alcuni settori».

La formazione

L’approfondimento tematico del Rapporto, dedicato all’istruzione della popolazione in età da lavoro, mostra una tendenza alla polarizzazione, con un aumento delle persone con diplomi ITS e titoli universitari, la cui incidenza passa dal 27% del 2018 al 30% del 2021, ma con una quota relativamente alta, il 29%, di adulti che possiedono soltanto un titolo di scuola media inferiore.

«Il livello di qualificazione dell’occupazione fatica però a tenere il passo della maggiore scolarizzazione indotta dalle politiche europee e nazionali».

Essere attrattivi

Il Rapporto fornisce dati e dovrebbe essere uno strumento per i decisori perché siano attivate politiche adeguate e superare le problematiche emergenti. Forse uno dei nodi fondamentali è emerso nel corso della sua presentazione: «Dobbiamo rendere Torino più attrattiva».

Riprendendo gli elementi fondamentali della letteratura intorno al marketing territoriale, si tratta di intervenire su due gruppi di componenti, quelli cosiddetti soft, o intangibili, e quelli hard, o tangibili. Appartengono a questi ultimi: la posizione geografica e le altre caratteristiche morfologiche, le infrastrutture e il patrimonio pubblico e privato, il sistema dei servizi e le caratteristiche del mercato locale. Le risorse intangibili sono i valori, la qualità delle risorse umane, la leadership economica e culturale, il benessere e il livello di competenza del tessuto produttivo-commerciale.

Su alcuni elementi è possibile intervenire positivamente, quindi le varie componenti del contesto economico, culturale, politico e sociale dovrebbero concordate un ampio progetto per migliorare tali elementi, in modo da potenziare l’attrattività del territorio torinese.