Il primo partito

Si manifesta una forte contraddizione nella 26° edizione dell’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato”, realizzata dal Laboratorio di Studi Politici e Sociali (LaPolis) dell’Università di Urbino Carlo Bo.

Si tratta della conferma dell’importanza della democrazia, «preferibile a qualsiasi altra forma di governo», per il 67% dei cittadini di questo Paese, cui fanno però da contraltare altri dati: il grado di soddisfazione verso la democrazia, l’astensionismo, la crescita di coloro che ritengono auspicabile una soluzione autoritaria e l’incremento del consenso verso l’elezione diretta del capo del governo.

Analizzando rapidamente i numeri, la soddisfazione verso la democrazia scende al 43%, dieci punti in meno rispetto a un anno fa; il “partito dell’astensione” è oggi di gran lunga maggioritario: nell’indagine è la scelta del 42,2% degli interpellati, toccando quota 59,4% per le persone con un reddito basso. Una soluzione alternativa alla democrazia è auspicata da circa il 20%, mentre oltre la metà, per la precisione il 55%, approva l’elezione diretta del presidente del consiglio.

I dati manifestano quindi un quadro critico e incerto, nel quale diminuisce la fiducia nelle istituzioni democratiche e cresce l’attenzione verso delle alternative.

Forse l’elemento unificante è l’estrema personalizzazione della politica che vede partiti che portano il nome del leader, insieme a un sistema elettorale nel quale conta il rapporto con i capi e non con i cittadini.

Una possibile chiave di lettura è che si confonde l’autoritarismo con l’autorevolezza.