La Fondazione Comunità Novarese sta realizzando un interessante e innovativo progetto rivolto alle alunne e agli alunni della scuola primaria, con lo scopo di educare alla cultura del dono, avvicinarli alla consapevolezza dell’importanza delle relazioni e della capacità di farsi comunità, come una fondamentale condizione per costruire un mondo migliore. Il tutto mediante un percorso, vissuto nella scuola, basato su attività di gioco, narrativa, laboratori e occasioni creative, animato da professionisti e insegnanti.
Il progetto desidera diffondere la cultura del dono, «ragionando insieme, grandi e piccini, intorno a come nascono, si creano e si consolidano i legami tra esseri umani e scoprendo che il dono è da intendersi non, banalmente, come “regalo” ma come “farsi dono”, ossia essere dono per gli altri».
Il percorso prevede sei incontri caratterizzati da altrettante parole chiave: relazione, gratuità, fiducia, bisogni, comunità e condivisione.
L’iniziativa riveste una notevole importanza, in quanto è il segnale della necessità di una profonda svolta culturale. Luigi Einaudi, economista e presidente della Repubblica, ha scritto: «Chi cerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada; la quale non può che condurre se non al precipizio. Il problema economico è l’aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale».
Quindi senza una spinta etica il sistema economico non è in grado di cambiare, mentre appare evidente come l’attuale paradigma sia profondamente da modificare, ricordando anche le parole di papa Francesco: «questa economia uccide». Non l’economia, ma “questo” modello economico. Le prospettive di trasformazione possono procedere solo con un rinnovato approccio culturale e morale.
Il progetto della Fondazione mira proprio a questo, a soffermarsi su alcune delle parole chiave dell’economia civile, a partire dal dono, fatto di gratuità, reciprocità, fiducia, cooperazione. Se si desidera procedere verso un cambiamento del paradigma economico si deve partire dall’educazione delle giovani generazioni, dai piccoli, che sono bombardati da forti messaggi contrari, ma che rappresentano il futuro e lo possono cambiare.