Il Rapporto BES 2019 dell’Istat: stiamo meglio, ma…

Lo scorso dicembre l’Istat ha diffuso la settima edizione del Rapporto BES (Benessere equo e sostenibile), allo scopo di offrire un quadro integrato, e la sua evoluzione nel tempo, dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano l’Italia, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini.

Il BES fornisce degli elementi di analisi della situazione di un Paese che superano quelli forniti dal PIL (Prodotto interno lordo), considerato insufficiente per fotografare la prosperità di una popolazione.

Il lavoro è uno strumento che l’Istituto offre affinché le scelte collettive e individuali, nazionali e territoriali siano il più possibile orientate alla promozione del benessere nelle sue molteplici dimensioni. Conoscendo a fondo determinate tematiche si possono fare le giuste scelte, sia a livello collettivo, sia nella sfera personale, affinché molte situazioni possano essere arginate e migliorate.

A giovarne, anche le decisioni di governo, che possono diventare più trasparenti e supportate da analisi e dati visibili a tutti. Inoltre, la crescita delle autonomie locali, e del loro conseguente ruolo di responsabilità, fa sì che si debba indagare più a fondo sul territorio, scendendo fino a una scala di dettaglio, per toccare con mano le diverse realtà. L’Istat ha dunque deciso di fornire un ventaglio di informazioni che racconti la varietà dei contesti, per supportare politici e cittadini nei loro processi decisionali.

Sotto il profilo metodologico negli anni si è rafforzato il criterio analitico per la misurazione dei fenomeni nel corso del tempo, sono stati utilizzati indicatori a livello regionale, e in molti casi l’analisi per genere e classi di età è stata implementata con il livello di istruzione.

A completamento dei dati forniti sono presentati due approfondimenti, dedicati ai temi del benessere della popolazione più giovane e della relazione tra benessere soggettivo e altri indicatori.

Entrando nel merito delle analisi, alcune domande alle quali il Rapporto desidera rispondere sono: quanto “si sta bene” in Italia? Come evolve nel tempo il benessere?

Sono 12, come già ricordato, i settori individuati dall’Istat nel processo di quantificazione del benessere equo e sostenibile: salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione dei tempi di vita; benessere economico; relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza; benessere soggettivo; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; innovazione, ricerca e creatività; qualità dei servizi.

In ciascuno di questi ambiti sono stati individuati degli indicatori e sono state evidenziate le variazioni, in positivo o in negativo, rispetto agli anni precedenti.

Molti di questi indicatori, inoltre, sono già stati adottati dal legislatore quali strumenti di programmazione e valutazione dell’assetto economico e politico del Paese, e inseriti in un apposito allegato al Documento di economia e finanza, realizzando il cosiddetto approccio Beyond-GDP (Gross Domestic Product).

 

Dal quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano l’Italia emergono alcuni elementi significativi.

Nell’ultimo anno i dati presentati mostrano un incremento del benessere: «oltre il 50% del totale degli indicatori per cui è possibile il confronto registra un miglioramento in tutte le aree del Paese, con valori più elevati al Nord (59,3%) e più bassi al Centro (50,9%)».

Nel 2018 oltre 2 italiani su 5 sono soddisfatti della propria vita, nella percezione soggettiva di benessere, esprimendo un giudizio elevato di soddisfazione (+1,8 punti percentuali rispetto al 2017). Aumenta anche la quota di individui ottimisti (+1,8%) e diminuisce quella relativa a un atteggiamento pessimista (-2%). Nel Sud si registrano livelli più bassi di soddisfazione (-11,9% rispetto al Nord), di appagamento per il tempo libero (-7,5% rispetto al Nord) ed è anche più bassa la quota di popolazione che esprime un giudizio positivo sulle prospettive future (-5,5% rispetto al Nord). Più della metà degli intervistati (55,2%) riferisce di aver sperimentato con maggiore frequenza stati d’animo positivi nelle 4 settimane precedenti l’intervista, mentre più di tre individui su cinque attribuiscono una valutazione favorevole al senso della propria vita.

In questo quadro con elementi positivi emerge però un segnale preoccupante: quasi due milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni sono in condizioni di sofferenza, ovvero ai quali mancano due o più dimensioni del benessere (dalla salute al lavoro, dalla sfera sociale a quella territoriale, passando per l’istruzione). Quella che l’Istituto chiama la «multi-deprivazione» è più alta nel Sud. Sui livelli di benessere pesa di certo la componente economica, ma «in misura minore rispetto ad altre caratteristiche come il titolo di studio, le condizioni di salute, l’occupazione e le condizioni abitative».

La speranza di vita continua a crescere ed è al massimo storico con 82,3 anni (80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne, ma la maggiore longevità femminile si accompagna «a condizioni di salute più precarie»). Nel Nord è di un anno più lunga rispetto al Mezzogiorno, mentre per la speranza di vita in buona salute la differenza territoriale tra Nord e Sud sale a circa tre anni. Il divario si è ridotto di un anno rispetto al 2017 a causa della diminuzione del valore dell’indicatore al Nord, mentre è rimasto stabile nel Mezzogiorno. Tutte le regioni del Sud mostrano valori inferiori alla media nazionale, sia per la vita media in buona salute, sia per quella senza limitazioni a 65 anni.

Per quanto riguarda la salute e la sanità la provincia autonoma di Bolzano si colloca spesso tra le aree più virtuose, raggiungendo in 3 indicatori su 13 i valori massimi, mentre la Campania si attesta sui valori minimi anche in 3 indicatori su 13.

Tra gli aspetti con maggiore variabilità territoriale rispetto alla media nazionale ci sono la mortalità infantile e la mortalità per incidenti stradali. Per gli stili di vita, l’eterogeneità regionale è più elevata per la sedentarietà, l’abuso di alcol e l’adeguata alimentazione, mentre è meno significativa per abitudine al fumo ed eccesso di peso.

Per l’indicatore sulla sedentarietà, la Sicilia registra un valore di quasi il 60% superiore rispetto alla media italiana (55,9% contro una media italiana del 35,7%), mentre il valore minimo si rileva nella provincia autonoma di Bolzano, dove solo il 14,3% delle persone di 14 anni e più non praticano alcuna attività fisica. La proporzione maggiore di persone che consuma giornalmente quantità adeguate di frutta e verdura si osserva in Sardegna (+36,4% rispetto al valore medio italiano) e la più bassa in Puglia (-39%).

L’analisi dei segnali negativi conferma le difficoltà del comparto Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (4 indicatori su 12 hanno segnato un peggioramento) cui si affianca il Benessere economico (3 su 10 in peggioramento).

Sono oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta nel 2018, con un’incidenza pari al 7,0% delle famiglie, per un numero complessivo di 5 milioni di individui (8,4% del totale degli individui). Si registrano anche in questo caso forti differenze territoriali: l’incidenza di povertà individuale è pari a 11,4% nel Mezzogiorno, mentre nel Nord e nel Centro è significativamente più bassa e pari a 6,9% e 6,6%.

Sul fronte dell’istruzione permane la criticità dell’abbandono scolastico precoce, con significative differenze regionali e per genere. Il 14,5% dei giovani tra 18 e 24 anni non ha conseguito il diploma di scuola superiore di secondo grado e non frequenta corsi di studio o formazione (13,8% nel 2016).

 

Dopo questa sintetica carrellata su alcuni elementi, passiamo ad esaminare, sempre in breve, il contenuto del lavoro considerando i vari settori. Ovviamente rimandiamo alla lettura completa del Rapporto per i necessari approfondimenti.

 

Salute

Nel comparto l’Istat ha preso in esame tredici indicatori, tra cui mortalità infantile, decessi per incidenti stradali e per tumori, speranza di vita senza limitazioni di attività fino a 65 anni, fumo, alcool, sedentarietà, adeguata alimentazione.

In generale, si sono registrate le seguenti variazioni: aumento della speranza di vita; riduzione della mortalità infantile; calo dei decessi per tumori; lieve diminuzione della mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso; riduzione della sedentarietà. È stabile invece il tasso di mortalità per incidenti stradali tra i giovani.

Nel dossier si conferma un significativo rapporto tra gli indicatori del comparto salute e il livello di istruzione delle persone. Ad esempio, l’aspettativa di vita media alla nascita è pari a 80,9 anni per gli uomini con livello di istruzione alto e scende a 79,2 anni per i meno istruiti; per le donne il gap è più basso: da 85,2 scende a 84,5 anni.

Istruzione e Formazione

Sembrano esserci segnali positivi in questo dominio. Le persone tra i 25 e i 64 anni che hanno conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore sono il 61,7% (+0,8 rispetto al 2017), e i giovani tra 30 e 34 anni che hanno ottenuto la laurea o un altro titolo di studio terziario sono il 27,8% (+0,9 rispetto al 2017). Anche la percentuale di persone che partecipano alle attività di formazione e aggiornamento professionale cresce, anche se più lentamente (8,1%, +0,2 rispetto al 2017). A livello scolastico, si assiste a un miglioramento in matematica e italiano.

Tra gli indicatori del settore istruzione ci sono: partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni; persone con almeno il diploma; passaggio all’università; competenze digitali; competenze numeriche; partecipazione culturale.

Lavoro e conciliazione dei tempi di vita

Gli indicatori del settore lavoro sono certamente tra i più emblematici nel momento in cui si parla di benessere di una nazione. Si tratta di: tasso di occupazione; trasformazione da lavori instabili a lavori stabili; dipendenti con bassa paga; occupati non regolari; asimmetria nel lavoro familiare; percezione di insicurezza dell’occupazione; soddisfazione per il lavoro svolto.

Nel 2018 il tasso di occupazione della popolazione italiana tra i 20 e i 64 anni è aumentato dello 0,7% rispetto al 2017 e la percentuale delle donne che lavora supera il 53% (incremento del 2,8% negli ultimi cinque anni). Il 72,2% dei residenti nel nord Italia in età compresa tra 20 e 64 anni lavora. Questa percentuale, però, scende al 67,8% al Centro e a valori intorno al 48% nel Sud, dove, tra l’altro, solo 35 donne su 100 lavorano. Sembrano esserci invece dei segnali positivi per l’occupazione dei più giovani. È però in peggioramento la stabilità del lavoro: sempre meno passaggi da tempo determinato a tempo indeterminato. Inoltre continuano a essere svantaggiate le donne con figli, e questa non è una novità.

Benessere economico

Reddito medio pro-capite, rischio di povertà, vulnerabilità finanziaria, povertà assoluta, sono tra gli indicatori che definiscono il benessere economico.

Secondo l’Istat nel 2018 si sono verificati i seguenti fenomeni: aumento del reddito nominale, del potere d’acquisto e della spesa per i consumi finali; aumento dello svantaggio del Mezzogiorno; povertà assoluta stabile.

Come già posto il risalto sono oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, anche in questo caso il livello di istruzione gioca un ruolo molto importante. Infatti, come si legge nel Rapporto, «tutti gli indicatori di povertà e deprivazione sono peggiori per le persone con titolo di studio più basso: tra coloro che hanno come titolo più elevato la licenza media, una persona ogni quattro è a rischio di povertà di reddito, l’11,8% si trova in povertà assoluta, il 12,7% vive condizioni di grave deprivazione materiale e il 6,1% abitativa, il 17,8% vive in famiglie a bassa intensità lavorativa e il 14% dichiara di arrivare a fine mese con grande difficoltà».

Relazioni sociali

Nell’ambito delle relazioni sociali gli indicatori presi in considerazione nel BES sono: soddisfazione per le relazioni familiari e amicali; persone su cui contare; partecipazione sociale, civile e politica; attività di volontariato; fiducia generalizzata.

La soddisfazione per le relazioni che si hanno con parenti e amici appare stabile, così come l’andamento delle attività di volontariato. La partecipazione alla vita sociale, civile e politica del paese è in lieve aumento.

Politica e istituzioni

Sia rispetto al 2010, sia al 2017, si è verificato un miglioramento degli indicatori nel comparto politica e istituzioni. In generale, si è assistito a: aumento della presenza femminile (anche se non in tutte le regioni); crescita della fiducia nelle istituzioni; riduzione della durata dei procedimenti civili. Di contro, decresce la fiducia nei partiti e aumenta l’affollamento nelle carceri.

Sicurezza

Dal Rapporto si evince che, nel complesso, sono diminuiti gli omicidi e i reati predatori (furti, scippi ecc.). Non cala, però, il dato relativo ai femminicidi. Inoltre, nel 2018, l’81,2% delle donne è stata uccisa da una persona conosciuta, dato in aumento rispetto al 2004 quando era invece al 64%.

Benessere soggettivo

Più persone ottimiste e soddisfatte della propria vita, del proprio tempo libero e delle prospettive future. A quanto pare, è a Bolzano che è stata scoperta la “ricetta della felicità”, in quanto la percentuale di individui di 14 anni e oltre che assegnano punteggi elevati di soddisfazione è la più alta. Si tratta del 61,1% in più rispetto alla media italiana per quanto riguarda la propria esistenza in generale e il 22,7% in più per quanto riguarda il tempo libero. Più pessimisti i siciliani, i liguri, i piemontesi e gli umbri.

Paesaggio e patrimonio culturale

Gli indicatori analizzati sono: spesa corrente dei comuni per la cultura, indice di abusivismo edilizio; densità e rilevanza del patrimonio museale; erosione dello spazio rurale da dispersione urbana e da abbandono; pressione delle attività estrattive; impatto degli incendi boschivi; diffusione delle aziende agrituristiche; densità del verde storico; preoccupazione per il deterioramento del paesaggio.

I trend sono positivi nell’ambito della spesa per la cultura e cresce l’interesse verso le attività museali. L’abusivismo edilizio, nel complesso, è in diminuzione, ma purtroppo nel 2017 due case su tre in Campania, e una su due nel Mezzogiorno, non sono state costruite previa autorizzazione.

Scendono l’impatto degli incendi boschivi e la pressione delle estrazioni in cave e miniere.

Ambiente

Sono ben 18 gli indicatori del dominio ambiente, tra cui si ritrovano: emissioni di CO2 e di altri gas che alterano il clima; consumo materiale interno; dispersione rete idrica comunale; conferimento in discarica dei rifiuti e raccolta differenziata; qualità dell’aria; verde urbano; aree protette; frane e alluvioni; qualità della balneazione; energia elettrica.

I temi ambientali sono sicuramente tra i più scottanti degli ultimi tempi. Riscaldamento globale e cambiamenti climatici, inquinamento, trattamento dei rifiuti, risparmio energetico: sono tanti gli argomenti, tante le leggi, tanti gli obiettivi che Italia, Europa e mondo intero si sono prefissati per poter riuscire nell’ardua impresa di un pianeta più sostenibile.

Per quanto riguarda la qualità dell’aria, sono stare misurate, nelle città italiane, le concentrazioni in atmosfera di polveri sottili PM10 e biossido di azoto (NO2), del cui rilascio sono responsabili soprattutto i combustibili fossili, oltre a fattori meteoclimatici e geomorfologici. In generale, il BES ha evidenziato un miglioramento della qualità dell’aria. Rimangono stabili le emissioni di gas serra e diminuisce il consumo interno di risorse materiali. L’utilizzo delle fonti rinnovabili è in crescita: 1/3 dell’energia elettrica deriva da esse. Aumenta però il consumo di suolo e più di un italiano su 10 vive in zone a rischio frana e/o alluvione.

Innovazione, ricerca e creatività

La percentuale di spesa in Ricerca e Sviluppo in rapporto al Pil e gli investimenti in proprietà intellettuale, sono gli unici due indicatori che restano stabili rispetto all’anno precedente, ma registrano comunque valori superiori a quelli del 2010.

Nel campo dell’innovazione il rapporto coglie dei segnali positivi, ma è ancora forte il divario tra Nord e Sud. In sintesi, il BES sottolinea: un miglioramento dell’occupazione nei settori della tecnologia; un aumento della presenza femminile, che supera quella maschile, nelle professioni scientifiche e tecnologiche; una ripresa del numero di occupati in imprese culturali e creative; un aumento della fuga dei giovani laureati dal sud al nord.

Qualità dei servizi

Gli indicatori del settore mostrano una tendenza positiva rispetto all’anno precedente, anche se non particolarmente significativa, in relazione alla presenza di servizi sociali sia per i bambini sia per gli anziani, all’accesso ai servizi essenziali e alla soddisfazione nei riguardi del funzionamento dei mezzi pubblici. Gli indicatori relativi alle infrastrutture si mantengono sui livelli precedenti. In costante aumento dal 2014, invece, le problematiche connesse al servizio idrico.

Ma è sul lungo periodo che emergono le maggiori criticità. Si registra un peggioramento dei servizi per l’infanzia, dell’accessibilità dei servizi di base e la disponibilità dei mezzi pubblici urbani, mentre si riscontra una lieve riduzione delle irregolarità nella distribuzione dell’acqua e del servizio elettrico.