Lavorare per vivere o morire sul lavoro?

«Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro. I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza. La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro. Le morti sul lavoro feriscono il nostro animo. Feriscono le persone nel valore massimo dell’esistenza, il diritto alla vita. Feriscono le loro famiglie. Feriscono la società nella sua interezza». Così si è espresso il presidente Mattarella in una lettera appello inviata alla ministra del Lavoro dopo la strage di Brandizzo. E gli incidenti non sono terminati.

I dati

Questa non è che l’ennesima tragedia, il cui bollettino fino a luglio 2023 parla di 430 vittime, contro le 412 del 2022, e 344.897 denunce di infortunio, diminuite rispetto alle 441.451 dell’anno precedente, soprattutto in ragione degli infortuni connessi al Covid, fortemente calati.

Il maggior numero di decessi legati al lavoro si rileva nel settore Trasporti e Magazzinaggio (61), seguito da Costruzioni (58), Attività Manifatturiere (51) e dal Commercio (32); mentre il più elevato numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (42.807), seguite da Costruzioni (18.727), Trasporto e Magazzinaggio (17.905), Commercio (17.303) e Sanità (16.389).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali è quella tra i 55 e i 64 anni (154 su un totale di 430); i lavoratori con età compresa tra i 15 e i 24 anni evidenziano un rischio ben superiore rispetto ai colleghi tra i 25 e i 34 anni (15,7 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 9,5). L’incidenza più elevata è quella rilevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (65,5), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (32).

Se l’orizzonte si sposta al mondo intero i dati sono ancora più shoccanti: le stime calcolano in 6.300 le vittime giornaliere di incidenti sul lavoro o per malattie professionali, una ogni 15 secondi e oltre 2,3 milioni di morti ogni anno; mentre gli incidenti sono circa 317 milioni.

Le ragioni

Le cause del drammatico fenomeno sono una scarsa cultura della prevenzione, l’assenza di dispositivi di sicurezza, le inadempienze delle imprese e talvolta la disattenzione dei lavoratori. È importante aggiungere una causa legata agli spostamenti, sia nell’orario di lavoro sia nel percorso tra casa e luogo di lavoro.

Un fattore che contribuisce al manifestarsi di eventi mortali, implicato anche nel caso di Brandizzo, è il rapporto tra differenti realtà aziendali presenti in un luogo di lavoro, con ulteriori elementi rappresentati dal fattore tempo, il fare in fretta, dalla precarietà dei contratti, dal lavoro nero.

Come agire

La prima cosa da fare è il rispetto delle leggi e vigilare perché siano applicate, insieme alle procedure relative: nel caso di Brandizzo, ad esempio, le tempistiche degli interventi collegate al passaggio dei treni. Sarebbero essenziali più controlli, che sono in capo alle aziende sanitarie locali, alle direzioni territoriali del lavoro e, per alcuni ambiti, ai vigili del fuoco. Dovrebbero poi essere presenti organismi pubblici dedicati a garantire il coordinamento tra i diversi soggetti competenti. Il numero dei controlli si scontra con carenze di personale e organizzative, insieme a un’attenzione ai fenomeni che ha dei picchi quando avvengono casi eclatanti, ma presto cala e non genera un meccanismo virtuoso di prevenzione.

Un secondo elemento è la formazione del personale. Nel periodo 2019/2023 il Fondo Formazione Italia ha concesso contributi per oltre 19 milioni di euro a sostegno dei corsi obbligatori aziendali sulla sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro. Ma proprio secondo l’opinione del Fondo tale formazione dovrebbe essere più intensa, come pure l’aggiornamento, e si dovrebbe iniziare a trattare l’argomento fin dalla scuola. Il problema, infatti, va affrontato dalle radici, puntando alla diffusione di un’educazione e di una cultura mirata alla sicurezza in generale e in particolare sul luogo di lavoro.

Un aspetto fondamentale è il rispetto della persona, la sua centralità che deve essere superiore al profitto a ogni costo. Rispetto delle imprese per i propri dipendenti, in modo da non metterli mai in situazioni pericolose e agendo sempre con la massima osservanza delle normative e delle prudenze; rispetto da parte dei responsabili e dei colleghi.

Oltre le morti

Al dramma di una persona che muore si affianca la tragedia di chi resta: mariti o mogli abbandonati, figli che perdono per sempre un genitore, madri e padri che piangono figlie o figli scomparsi. Si devono considerare i danni collegati, la perdita spesso dell’unica fonte di sostegno, un trauma che peserà per tutta la vita, oltre all’esistenza spezzata che priva altri ancora di un’amicizia o semplicemente di rapporti per le ragioni più diverse.

È fondamentale riflettere su tutto ciò, andare oltre agli aridi numeri e alle statistiche. Considerare tutto il complesso delle situazioni per affrontare il problema con decisione.