Il difficile mestiere di votare

Il fatto

Il 3 e 4 ottobre, come accade periodicamente, ma raramente in autunno, oltre 12 milioni di elettrici ed elettori sono stati chiamati alle urne per votare molte amministrazioni comunali e una regionale.

I risultati sono noti, compreso il preoccupante dato sull’astensione: quasi una persona su due non ha partecipato alla consultazione.

Ancor più in ragione di tale problema è opportuno riflettere sul significato delle elezioni.

Il commento

In una democrazia rappresentativa come la nostra il voto costituisce un importante momento della vita politica. Soprattutto se affrontato con consapevolezza e responsabilità.

Come viene ricordato spesso, votare è un diritto che può essere interpretato anche come dovere.

Un diritto non scontato

Per noi oggi il voto è un evento normale, la possibilità di esprimere il proprio appoggio a una forza politica ed eleggere dei rappresentanti negli organismi legislativi e amministrativi una circostanza ovvia. Anzi, il fenomeno dell’astensione dimostra come, per le ragioni più diverse, molti decidono di non avvalersi di tale diritto.

È necessario ricordare che questo è possibile per tutti da poco tempo: in Italia il suffragio universale, in particolare il voto per le donne, è una realtà solo dal 1946.

Votare, elemento abituale nella moderna democrazia, è stato assente per quasi tutta la storia dell’umanità, come la democrazia stessa.

Infatti, salvo rare eccezioni, come ad esempio la breve e particolare esperienza democratica ateniese, la quasi contemporanea repubblica a Roma, oppure il primo parlamento eletto nell’Inghilterra del XIII secolo, democrazia e voto sono stati assenti. È stato necessario attendere il 1800 per le prime elezioni. In Francia per votare era indispensabile un reddito minimo, che escludeva gran parte della popolazione; in Inghilterra nel 1832 vi fu un allargamento della base elettorale che permise la rottura del predominio parlamentare delle classi ricche; nuovamente in Francia nel 1848 si tennero le prime elezioni a suffragio universale per l’Assemblea Nazionale Costituente; ancora, nel 1872 in Inghilterra il voto divenne segreto. Per quanto riguarda altri Paesi il suffragio universale fu stabilito in Germania nel 1871 e in Austria nel 1907.

In Italia, nel 1912, una nuova legislazione allargò la base elettorale, senza limiti di censo, a tutti i maschi con più di 30 anni, mentre i vincoli legati al patrimonio rimasero per la fascia dai 21 ai 30: fu un passo in avanti significativo tenendo conto che fino alla prima revisione delle regole elettorali, avvenuta nel 1882, votava solo il 2% della popolazione, passato al 10% in quell’anno e al 23% dopo la riforma citata. Infine, come già segnalato, il suffragio universale fu possibile solo dopo la Seconda guerra mondiale.

Quando pensiamo al voto è bene ricordarci di tutto ciò.

Come ci aiuta la Scrittura

Il senso è: con quali criteri scegliere forza politica e persone.

La fede deve ispirarci nella decisione, attraverso un percorso di discernimento che dai valori di fondo ci porti alla concretezza delle valutazioni politiche.

Impossibile pensare di scoprire nei testi biblici qualsiasi riferimento al sistema democratico o risposte dirette alle questioni politiche contemporanee. La Scrittura è però un riferimento imprescindibile per i credenti come fonte valoriale e di stile di vita. Qualche spunto è possibile evidenziarlo. Nell’Antico Testamento il popolo d’Israele è guidato da YHWH, che si serve di alcune figure per il governo, quali Mosè, Giosuè, i giudici e i profeti, i re. Il giudizio sul potere è molto chiaro: nessuno deve prendere il posto di Dio. Per esercitarlo è necessario imitarlo: essere difensore dei deboli, assicurare la giustizia, rendere visibile il disegno di salvezza, combattere l’idolatria.

Nel Nuovo Testamento contenuti tipici della democrazia, come l’uguaglianza, la fraternità e la libertà sono ben presenti, con un percorso di estensione che a partire dalla comunità di fede arriva ad abbracciare tutta l’umanità, come pure vengono rilanciati i concetti di giustizia e potere. Per quanto concerne quest’ultimo il termine ricorrente nei vangeli attribuito a Gesù è exusia, nel senso di servizio: il più grande è chi serve, è necessario essere «miti e umili di cuore».

Famosissimo è il tema del pagamento delle imposte e della scelta tra Dio e Cesare. In gioco c’è il rapporto tra i due e la concezione del potere. I due ambiti non sono separati, e neppure si identificano: la persona deve relazionarsi con entrambi, con un approccio che, nei confronti dell’autorità statale, è deideologizzato e desacralizzato, in ragione della superiorità dell’obbedienza a Dio, che precede e oltrepassa ogni altra forma di subordinazione; contemporaneamente a Dio viene sottratto qualunque elemento politico, contro ogni visione integralista.

A quali valori riferirsi

Entrando maggiormente nel merito delle scelte, il messaggio sociale della Chiesa ci può fornire ulteriori elementi.

Si tratta cioè di valutare quali forze politiche e quali persone si avvicinano maggiormente, nel loro modo di governare e amministrare, ai riferimenti fondamentali.

In primo luogo in relazione alla centralità della persona, vista come «il soggetto, il fondamento e il fine di ogni ordinamento sociale e politico», per usare la parole di Pio XII. Poi nel riconoscimento della dimensione sociale, strettamente legato al precedente, in quanto una delle caratteristiche principali dell’umanità è la socialità: non si cresce e si vive da soli.

Altrettanto basilare è il concetto di bene comune, bene di ciascuno e di tutti, imprescindibilmente; attenzione al singolo e alla collettività, che, ad esempio nei confronti del tema della proprietà privata, conduce all’idea della «destinazione universale dei beni».

Altri elementi indispensabili sono la sussidiarietà, l’aiuto reciproco che devono fornirsi i diversi livelli di autorità nel rispetto delle competenze e delle possibilità di ciascuno; la solidarietà, che significa condivisione piena della situazione e della vita degli altri, principio sociale e virtù morale, definita da Giovanni Paolo II come «la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti»; strada maestra per lottare contro le disuguaglianze.

Come già citata, la giustizia è un altro principio sostanziale, che si collega alla carità, diventandone la concretizzazione: gli altri diventano il «prossimo».

Le dimensioni fino ad ora presentate si rapportano alla persona anche tramite i diritti: una delle espressioni più utilizzate e una delle idee senza cui la vita sociale non avrebbe senso. I diritti umani, fondati sulla dignità della persona, le danno consistenza, la sostengono e la difendono, ne manifestano le esigenze primarie, senza le quali la vita umana è inesorabilmente mutilata. Essi riguardano la persona presa nella sua unicità, come pure tutta l’umanità, e rappresentano un criterio di valutazione della concezione della democrazia.

Votare non è banale

Recandosi alle urne le considerazione brevemente operate, e che andrebbero approfondite, sono da tenere presenti: quali forze politiche e quali candidati hanno dimostrato di essere il meno lontani da queste indicazioni così significative?

Non può essere una valutazione rapida e superficiale, quindi è necessario essere attenti, informarsi, riflettere, e scegliere. Essere cioè cittadini veramente responsabili.

Le fonti

Il primo riferimento è naturalmente la Costituzione, che all’articolo 48 recita:

«Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.

Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge».

La normativa dedicata, in particolare il Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali approvato nel 2000, stabilisce le modalità di elezione del sindaco e dei consigli comunali.

Per chi desidera approfondire il tema è a disposizione un ampio materiale; in relazione alla tornata elettorale del 3 e 4 ottobre 2021, l’ANCI, l’associazione dei comuni, ha prodotto un interessante vademecum consultabile qui.

Moltissimi sono i libri dedicati alla democrazia e alla rappresentanza, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per stimolare ecco qualche indicazione:

La democrazia rappresentativa: declino o modello? Di Alessandro Morelli,

Democrazia rappresentativa. Sovranità e controllo dei poteri di Nadia Urbinati,

Vademecum della democrazia. Un dizionario per tutti.