Educare, prima di tutto

affettive e familiari, come pure sono in crescita i reati connessi alla violenza di genere.

I recenti tragici fatti hanno riportato all’attenzione generale il grave fenomeno dei femminicidi e riproposto l’inserimento nella scuola dell’educazione affettiva e sessuale.

Si corrono però alcuni rischi, nell’emotività e nella ricerca di soluzioni: banalizzare i problemi, indicare in una sola direzione la soluzione, non considerare tutte le dimensioni e gli ambienti coinvolti.

Non c’è dubbio che la prima questione è di tipo educativo. La gravità delle situazione deve spronare perché sia attivata una seria e profonda strategia educativa che presenti e consenta di vivere, in tutte le fasce d’età e in ogni realtà nella quale chi è in crescita vive, corrette modalità di relazione tra le persone e la dignità di ciascuno, indichi ai maschi i giusti comportamenti, presenti la vera uguaglianza. Osservando sotto un’altra prospettiva emerge la necessità anche di un’educazione all’affettività, ai rapporti, per la proposta di dimensioni autentiche, e non tossiche, dell’amore.

Le famiglie

È fondamentale interrogarsi sul ruolo delle famiglie e su come i genitori oggi svolgano il loro compito: quali modelli di comportamento mostrano, come intervengono su situazioni sbagliate, come educano ad affrontare le frustrazioni e le contrarietà della vita, come contribuiscono alla formazione di personalità forti e sicure. Si assiste spesso, invece, ad atteggiamenti iperprotettivi, a dare sempre ragione ai figli, a non far loro gestire le difficoltà, a favorire caratteri fragili.

Un impegno della società e della politica che dovrebbe guidarla, dovrebbe essere indirizzato nel contribuire alla formazione dell’essere genitori. Ciò non avviene, ed è una grossa responsabilità.

La scuola

Le tragiche recenti vicende hanno fatto riemergere, se ne è fatto promotore il ministro in persona, la proposta di prevedere nelle scuole l’educazione sentimentale. Dalle prime notizie sembra riguarderà le superiori per una dozzina di ore fuori dal normale orario e con adesione volontaria.

L’idea di prendere in considerazione un tale impegno nell’ambito scolastico emerge periodicamente.

In altri paesi la scelta è stata di stabilire per legge l’obbligo di un’educazione a corrette relazioni affettive. Un rapporto curato dal Centro federale per l’educazione sanitaria (BZgA) di Colonia con la rete europea della International Planned Parenthood Federation (IPPF EN) presenta la situazione in molti stati europei.

Ad esempio in Svezia una tale normativa è presenta dal lontano 1955, concentrandosi anche su tematiche quali l’amore, le relazioni a lungo termine, il rispetto e i diritti umani; con l’obbligo per i docenti di formarsi mediante appositi corsi, nonché di aggiornarsi.

Il rapporto fa risaltare l’assenza di una tale educazione in Italia, come pure in altri paesi.

Un obbligo per tutti

Ogni settore della società dovrebbe impegnarsi per promuovere una cultura rinnovata dei rapporti, praticandola al proprio interno e comunicandola, in modo da favorire un diffuso sentire comune che trasformi la vita e le dinamiche personali.

Non bisogna quindi sottovalutare il ruolo che potrebbero svolgere i tradizionali mezzi di comunicazione e quanto potremmo fare tutti quanti attraverso i nuovi strumenti social, in grado di diffondere capillarmente importanti e corretti messaggi.

Soprattutto una tale attenzione non si deve limitare ai momenti più emotivamente coinvolgenti, ma divenire uno stile di vita e di rapporti.