Giovanni Avonto: una vita al servizio dei lavoratori

Ci sono persone che sono ricordate per la semplice ragione di aver svolto bene il proprio lavoro e di averlo fatto con qualità, dedizione e spirito di servizio. Queste considerazioni si adattano perfettamente alla figura di Giovanni Avonto: «un gigante e un sindacalista di razza», come qualcuno lo ha definito nella cerimonia funebre del 17 febbraio 2020 nella chiesa di San Lorenzo a Ivrea.

Un ingegnere che si è formato come uomo anche con il personalismo comunitario di Emmanuel Mounier, aprendosi a un cristianesimo aperto, attento e permeato di sociale. E questo fu lo spirito che lo accompagnò per tutta la sua intensa esistenza, prima impegnato nel mestiere per il quale aveva studiato, poi come sindacalista e, negli ultimi anni, come ricercatore e promotore culturale.

La vita

Giovanni Avonto nacque a Villanova Monferrato, in provincia di Alessandria, il 5 giugno del 1936.

Frequentò il liceo scientifico a Casale Monferrato e dopo la laurea in ingegneria, conseguita a Torino, lavorò all’Olivetti di Ivrea dal 1962 al 1972, potendo conoscere l’impronta manageriale di Adriano Olivetti, scomparso poco prima nel 1960.

Nel 1972 decise di abbandonare l’azienda eporediese, la carriera e metà dello stipendio, iniziando il suo impegno sindacale, prima per un breve periodo a Roma nella Flm (Federazione lavoratori metalmeccanici), appena costituita, poi nella Cisl torinese, chiamato da Cesare Delpiano. Dopo qualche anno entra nella segreteria regionale, per diventarne il vertice negli anni Ottanta, occupandosi, tra l’altro, del periodo caldo dell’accordo di San Valentino del 1984 e del successivo referendum sulla scala mobile. In seguito diventò segretario generale Fim Piemonte, incarico che lasciò nel 1996 quando andò in pensione.

Libero dagli impegni sindacali assunse la presidenza della Fondazione Vera Nocentini, archivio storico di documentazione sui temi del lavoro e del sindacato, ruolo che ricoprì fino al 2014, rimanendo comunque nel Consiglio d’amministrazione. Fu anche il primo presidente dell’Ismel (Istituto per la memoria e la cultura del lavoro, dell’impresa e dei diritti sociali) da cui è nato il Polo del Novecento, un’importante istituzione torinese.

Avonto morì a Salerano Canavese, in provincia di Torino, il 14 febbraio 2020, lasciando la moglie Paola e una numerosa famiglia.

Il commento

La cifra che può definire in modo sintetico Giovanni Avonto è quella di essere stato un cristiano sociale, di aver vissuto una fede cristiana attiva nell’impegno sociale e politico.

Lui stesso, in una testimonianza del 2008, ricordò i suoi maestri, come Carlo Carretto, Mario Rossi, don Primo Mazzolari, padre Umberto Vivarelli e gli autori che lo ispirarono: Jacques Maritain, Simone Weil e il già citato Emmanuel Mounier, il filosofo del personalismo. Da questi si lasciò guidare nella spiritualità, nei valori che ispirarono le sue scelte e la sua attività.

Una grande persona

Cercando testimonianze sul suo modo di essere emergono alcuni elementi significativi. Sono poste in risalto la coerenza nei comportamenti e negli atteggiamenti, la semplicità personale, l’umiltà unita a una ferma determinazione, una notevole forza morale e una riconosciuta autorevolezza, aspetti solo in apparenza contraddittori. Nell’ambito strettamente lavorativo, come sindacalista e non solo, vengono evidenziate le competenze indiscusse, la preparazione la capacità di conoscere e approfondire situazioni e persone.

È da riprendere un aspetto evidenziato presentando i brevi tratti biografici: la scelta di lasciare l’Olivetti per l’impegno sindacale. Per Avonto significò rinunciare a una brillante carriera e soprattutto a una significativa fatta dello stipendio. In un mondo che già allora considerava tali elementi del lavoro come essenziali, la sua decisione appare rilevante sul piano personale: porre prima dell’incentivo economico il senso dello spendersi per degli ideali, per gli altri, in questo caso per le lavoratrici e i lavoratori.

Un grande sindacalista

Sul quotidiano “Conquiste del Lavoro” del 5 settembre 2012, venne pubblicato il testo di un intervento del cardinale Carlo Maria Martini dal titolo di grande importanza morale ed etica: Il profilo del sindacalista. Ecco alcune delle sue parole: «Colui che si mette in leale rapporto con gli altri, responsabile dei diritti umani, capace di reggere l’utopia e di contagiare anche coloro con cui opera agli stessi suoi entusiasmi. Sa essere presente e sa motivare le scelte, conosce il più possibile il lavoro di ciascuno e perciò è competente, cerca di capire e guarda all’essenziale. Non ha preoccupazioni per propri interessi monetari e rifiuta il privilegio che è il tarlo di ogni convivenza. Preoccupandosi di ciascuno, difende non i soldi ma il valore delle persone, lottando anche per il giusto riconoscimento economico».

I tratti descritti si adattano perfettamente alla figura di Giovanni Avonto. Possono poi essere evidenziati altri aspetti, quali l’essere stato un innovatore, il protagonista di cambiamenti senza però dimenticare la memoria e la storia del lavoro e dei lavoratori, l’essere stato sempre attento alla dimensione etica dell’impegno sindacale e politico, l’averlo vissuto come una missione, unita alla professionalità.

Giovanni Avonto è stato un esponente di quella che era chiamata la “sinistra sindacale”: un modo di essere e di agire che voleva superare le divisioni del passato e guardava con entusiasmo al futuro, che sperimentava nuove forme di vita e di relazioni umane.

Animatore culturale

Significative, ancora, le iniziative intraprese dopo la pensione e l’abbandono attività sindacale. Giovanni Avonto continuò a impegnarsi, seppure con differenti modalità, nell’ambito della cultura e della ricerca, presiedendo e animando la Fondazione Vera Nocentini nel campo della valorizzazione della storia e degli elementi salienti del sindacato, e nella direzione dell’Ismel.

In questi incarichi fu sempre impegnato a trovare una sintesi unitaria tra diverse provenienze, tra differenti prospettive, allo scopo di rendere la diversità fonte di ricchezza.

La sua vita, in conclusione, è stata una testimonianza per tutte le persone attente alle problematiche politiche e sindacali, e in particolare per i credenti, di desiderio di conoscere e operare in un mondo complesso quale è quello del lavoro e di coloro che sono chiamati a tutelare i diritti dei lavoratori e dei cittadini.

Le fonti

È passato troppo poco tempo dalla scomparsa di Giovanni Avonto perché la ricerca storica si occupi di lui. Ma in rete è possibile accedere a del materiale per avvicinarsi alla sua figura, anche ad alcuni suoi scritti da consultare.

Nel volume L’industria italiana alla svolta. Sindacato, partiti e grande capitale di fronte alla crisi, pubblicato nel 1975 è presente un suo intervento.

Negli archivi del Polo del ‘900 è presente del materiale su di lui, come pure nei siti appositi sono disponibili video di convegni e manifestazioni che lo hanno visto tra i partecipanti.