Giorgio La Pira: il Vangelo e la politica

Il personaggio

Il secondo “testimone” col quale proseguiamo la rubrica è un politico a tutto tondo, ma con alcune caratteristiche davvero peculiari, nel contempo uomo di profonda fede al punto da essere stato dichiarato “Venerabile” da Papa Francesco il 5 luglio del 2018: Giorgio La Pira.

Ecco una presentazione estremamente sintetica della sua vita tratta dal sito a lui dedicato, ricchissimo di informazioni e documentazione, curato dalla Fondazione omonima.

 

1904 Il 9 gennaio nasce a Pozzallo (Ragusa).

1914-22 È a Messina: si diploma in ragioneria, consegue poi la maturità classica e si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza.

1926-33 Si trasferisce a Firenze, per seguire il Professor Betti, relatore della sua tesi di laurea. Diviene Incaricato di Diritto Romano.

1934 Vince la Cattedra di Diritto Romano all’Università di Firenze. Fonda la Messa di S.Procolo, per l’assistenza materiale e spirituale dei poveri.

1939 Fonda e dirige la rivista “Principi”. La rivista è soppressa dal regime fascista.

1943 Ricercato dalla polizia, si nasconde prima nei dintorni di Siena poi a Roma.

1945 Deputato all’Assemblea Costituente.

1949 Sottosegretario al Ministero del Lavoro.

1951-56 Sindaco di Firenze: lotta contro la disoccupazione e i licenziamenti; straordinario impegno per l’edilizia popolare pubblica; incontri internazionali di Firenze.

1956-57 Rieletto Sindaco. Crisi della maggioranza centrista e dimissioni.

1958 Nuovamente eletto alla Camera dei Deputati.

1959 Viaggio a Mosca; parla al Soviet Supremo.

1960-64 Per la terza volta Sindaco di Firenze, a capo di una giunta di centro-sinistra.

1965 Impegno per la pace in Viet Nam; viaggio ad Hanoi.

1967-75 Intensa attività internazionale; eletto Presidente della Federazione Mondiale delle Città Unite, si impegna per il dialogo in Europa, per il Medio Oriente, per la decolonizzazione.

1976 Ancora eletto alla Camera dei Deputati.

1977 Muore a Firenze, il 5 novembre.

Chi desiderasse approfondire la vita del “Sindaco santo”, può trovare un’ampia scheda biografica a questo link sempre nel sito a lui intitolato.

Il commento

“Io non ho la tessera di nessuno, l’unica tessera che ho è quella del battesimo”: già da questa frase si può comprendere che tipo di persona fosse Giorgio La Pira e come singolare sia stato il suo impegno politico.

La fede è stata sempre la bussola che lo ha guidato, una fede vissuta pienamente e concretamente, come giovane impegnato, e antifascista, come docente universitario, membro della Costituente e poi nella lunga stagione di amministratore comunale e parlamentare.

Il suo obiettivo in realtà era uno solo, quello che scrive nel 1936 in una lettera a un amico:
“Il programma è chiaro: farci santi noi per fare santi gli altri”. Per diventare santo però La Pira ha scelto una via singolare e tortuosa: la via della politica.

Anticipando con le parole e le azioni quanto affermeranno con chiarezza i papi suoi contemporanei e quelli che verranno dopo, La Pira è testimone di come la politica sia la forma più alta della carità.

Egli ha deciso quindi di impegnarsi per praticare la politica come carità. La visse in quanto incarnazione diretta della sua fede, campo d’azione della sua vocazione. La politica, affermava, dopo la mistica è la cosa che avvicina di più a Dio, e nella vita, come nella politica, non si deve fare quello che si vuole ma quello che si è chiamati a fare.

Non ha confuso la fede con la politica; non è mai “appartenuto” a un partito, pur facendone parte, è stato sempre molto “libero” nel rispondere solo alla sua coscienza formata nella fede. Da costituente, da parlamentare, da sindaco e da membro del governo ha svolto il suo ruolo politico in autonomia, pur senza porsi fuori del mondo, ma entrandoci con decisione.

Giorgio La Pira fu, allora, ma anche per noi, un profeta, ossia uomo che parla ai tempi suoi e a quelli futuri in nome della verità. Un profeta simile a quelli della Bibbia, divenuti tali loro malgrado, perché la realtà li spingeva a questo, sollecitando in essi un’irresistibile ansia di giustizia che non si accontenta del presente, ma guarda vicino e lontano. Egli appare ai nostri occhi profeta, forse ancor più che ieri, per come ha intuito le tematiche essenziali e per il modo con cui ha chiesto di guardarle: la città (la polis), la politica, il pianeta, i poveri, la pace, la profezia come coraggio di dire ciò che è vero dal punto di vista dell’ultimo. Sono le sei “p” che caratterizzano il suo mondo ideale.

Ha cercato risposte a questi problemi sempre con un forte realismo politico, animato da un profondo senso di discernimento e di lungimiranza al servizio della giustizia sociale: non una giustizia astratta. Da sindaco ha ascoltato il grido di chi chiede giustizia, di chi cerca la casa, il lavoro, la risposta ai suoi bisogni urgenti, la possibilità della sua libertà. È sempre stato disponibile ad ascoltare tutti. Per lui la vera giustizia è nelle attese della povera gente, nei suoi bisogni essenziali e nei suoi diritti fondamentali. La politica deve essere il luogo in cui questa tensione deve potersi esprimere.

Egli volle essere sindaco per confrontarsi con i problemi quotidiani degli uomini concreti: in quanto sindaco si moveva alla scala dell’uomo concreto. Nel contempo, in quanto portatore di un pensiero universale, chiedeva a tutti di guardare verso un orizzonte che fosse, restando all’altezza del concreto, a misura di pianeta.

La sua profonda libertà trova una conferma da come sia stato spesso avversato dai “poteri forti”, dalla stampa, dalla politica stessa. Ad esempio dalla destra perché troppo di sinistra, dalla sinistra perché troppo morbido con il potere. Per alcuni l’appellativo di “sindaco santo” era segno di rispetto, ma per molti l’espressione era una presa in giro. La santità non era considerata una categoria della politica, Giorgio la Pira con la sua vita e con il suo esempio ha dimostrato il contrario.

Oggi, a distanza di tanti anni e in un contesto differente, i credenti dovrebbero ispirarsi alla sua vita e al suo esempio impegnandosi per il bene comune, lasciandosi coinvolgere dalla politica e portando il proprio contributo per migliorare questo mondo.

 

A 100 anni dalla nascita, nel 2004, don Andrea Bigalli ricorda in un articolo pubblicato sul sito Mosaico di pace dal titolo “Giorgio La Pira. La profezia e la città” la sua figura. Ecco una sintesi che rimanda alla lettura del testo integrale.

«Sotto l’amministrazione da lui presieduta come sindaco, Firenze fu pensata e in parte realizzata come una città modellata sulle esigenze e i bisogni dei suoi membri più piccoli e meno tutelati.
L’edilizia popolare fu concepita con l’intento di dare a tutti la possibilità di possedere un’abitazione propria (le cosiddette “case minime”, essenziali e sobrie ma decisamente decorose), si vararono politiche di assistenza all’avanguardia per il tempo, si progettò la vita nei quartieri periferici con l’occhio attento a criteri che oggi definiremmo di sviluppo integrale e compatibile all’umano. […]
L’attenzione sincera del La Pira amministratore per i poveri, che si concretizzò sempre nell’accoglienza e nell’ascolto personali, si coniugò con uno stile di vita austero e al riparo da sospetti di sorta. Per lui si può parlare di un’autentica spiritualità delle Beatitudini, della povertà come scelta di libertà unita all’intolleranza nei confronti della miseria, contro cui bisogna lottare per esigenza di fede. Le lettere ai monasteri di clausura e agli istituti religiosi, con cui fu sempre in stretto contatto, dimostrano la qualità di un’azione politica che fu sempre sostenuta da un alto livello etico: l’impegno politico come esplicitazione di un servizio alla collettività che verifica la fede. Lo stesso impegno per la pace, logica espansione sul piano globale della famiglia umana della sollecitudine verso i propri concittadini, da indirizzare verso la cultura di una cittadinanza mondiale, transculturale e interculturale, si nutre in quest’uomo di riflessioni sulla Scrittura molto ricche. […]

Un Regno che non annullerà la bellezza frutto delle mani, dell’ingegno, della sofferenza degli esseri umani. Questa visione sul presente, che si pone la questione sul rapporto con il passato per l’edificazione del futuro, dovrebbe essere il riferimento per ogni azione storica del credente. […]

Con La Pira un tempo tristissimo di divisioni e paura (l’olocausto nucleare incombeva) si aprì alla prospettiva politica della pace, che vita e pensiero di quest’uomo ci aiutano a comprendere nella logica della politica stessa. Come a dire: non un tema esterno, perché segnato solo da tensioni utopiche, ma propriamente politico, frutto del senso autentico della politica, che è arte di mediazione a partire da ideali alti, non inquinati da interesse di parte o – peggio – personali.
Se la politica non si pone la questione dell’edificazione della pace – e di una pace da intendersi nel suo senso più ampio, di proposta e identificazione di un’esistenza piena e risolta positivamente, articolata nell’acquisizione e nel rispetto reciproco di diritti e doveri – è una politica fasulla, che non sarà mai capace di svincolarsi dalla pura gestione dell’esistenza, non riuscirà mai a generare moralità e futuro e che, per questo, finirà inevitabilmente preda della logica, sempre più meschina, dello scambio corporativo, fino alla concussione e al peculato, ormai di fatto concessi moralmente e depenalizzati. I risultati danno ragione al piccolo professore diventato sindaco: grazie a lui si sono messe in comunicazione realtà assai distanti, la città è stata ancora pensata come realtà da vivere e non da subire passivamente, la speranza è entrata nei linguaggi amministrativi perché fosse in grado di donar loro respiro e orizzonte.

Più il tempo presente ci suona politicamente squallido, più ricordare Giorgio La Pira ci ridà energia e voglia di fare. Perché sappiamo che da chi ci governa possiamo chiedere altro oltre all’essenziale della competenza e dell’onestà: la capacità di sognare e di progettare una realtà comune, solidale, capace di chiedersi e dare avvenire.

I documenti

Proponiamo in questo link una raccolta di frasi di La Pira che consentono di cogliere, seppure in modo rapido, alcune sfaccettature del suo pensiero, rimandando nuovamente al materiale presente sul sito già citato e alle opere da lui pubblicate.

Dopo la proclamazione di papa Francesco del 5 luglio, sull’Avvenire sono stati pubblicati alcuni articoli: Andrea Fagioli “La Pira verso gli altari. È venerabile”,  Francesco Vaccari “La Pira e quel santo accento di futuro”,  p. Gianni Festa, il postulatore, “Fede dirompente e carità sconfinata” (“Fede dirompente e carità sconfinata”).

Il sito del settimanale Toscanaoggi mette a disposizione le trascrizioni dell’ultimo discorso tenuto da La Pira ai giovani il 13 agosto del 1975 e di un altro intervento nel quale espone le quattro ragioni fondamentali della sua fede.

Nel 2004 la RAI dedicò una puntata della trasmissione di approfondimento storico giornalistico, “La storia siamo noi”, a Giorgio La Pira con il titolo “La Fantasia al Potere”, è un interessante documento.

In questo breve video è disponibile una dichiarazione di La Pira in occasione della sua prima elezione a sindaco di Firenze.