La democrazia perde di attrattività, cala la fiducia nei partiti e nelle istituzioni, diminuisce la partecipazione. Questa, in un’estrema sintesi, di colore scuro, il contenuto del Rapporto Gli Italiani e lo Stato 2024, realizzato dal laboratorio LaPolis dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, con la collaborazione di Demos e Avviso Pubblico. Il lavoro, giunto alla 27ª edizione, analizza gli atteggiamenti che la popolazione manifesta nei confronti delle istituzioni e della politica, riflettendo su un quadro sociale complesso e in trasformazione, indicando le principali criticità e i cambiamenti nella percezione del sistema democratico.
I contenuti in breve
Il Rapporto evidenzia come la democrazia stia perdendo di gradimento sia in Italia sia a livello globale, anche per la situazione geopolitica, caratterizzata da guerre e altri eventi problematici, che suscitano insicurezza. Nel nostro Paese si manifesta da tempo un preoccupante calo di fiducia nella politica, nei partiti, negli enti locali, in particolare nelle amministrazioni regionali, e in generale nelle istituzioni pubbliche e private, come i sindacati e le associazioni di categoria. Significativa e preoccupante è la richiesta di un leader forte.
La distanza tra cittadini e politica è manifestata anche dal calo costante della partecipazione alla vita pubblica, a partire dal voto.
Infine si rileva un’insoddisfazione per il funzionamento dei servizi pubblici, come la sanità e, allo stesso tempo, emerge come sia in aumento la spinta a battersi per rivendicare e salvaguardare i diritti sociali acquisiti.
Il contesto
Il panorama globale è stato profondamente segnato e trasformato, negli ultimi anni, da gravi eventi di portata internazionale, come la pandemia di Covid-19, la guerra in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente, culminate nel conflitto palestinese. Questi fattori hanno aumentato il senso di insicurezza e disorientamento tra i cittadini italiani. La globalizzazione ha accentuato l’impatto immediato di tali eventi, che condizionano quotidianamente la vita, i sentimenti e gli atteggiamenti delle persone, generando una percezione di ostilità e rischio verso il mondo esterno.
Declino della fiducia nelle istituzioni
Uno degli aspetti centrali del Rapporto è il calo generalizzato della fiducia nelle istituzioni. I dati mostrano che la stima nel parlamento si attesta al 19%, un livello estremamente basso, quella nello Stato è scesa al 28%, rispetto al 37% del 2001; anche gli enti più vicini ai cittadini, come le regioni (29%) e i comuni (37%), registrano cali significativi. L’Unione Europea è passata dal 45% di gradimento nel 2022, trainato dalle misure adottate per affrontare la pandemia, al 32% nel 2024, come manifestato dall’astensionismo oltre il 50% alle elezioni per il Parlamento.
Anche figure autorevoli come il Presidente Mattarella e papa Francesco, che tradizionalmente godono di alta considerazione, vedono una riduzione del consenso di circa sei punti. La situazione è aggravata da una percezione negativa dei servizi pubblici: la sanità, ad esempio, è passata dal 48% di soddisfazione durante il Covid-19 alla metà (l’attuale 24%).
La democrazia in crisi
Il sistema democratico stesso è forte difficoltà, con segnali allarmanti di disaffezione: soltanto il 38% si ritiene soddisfatto per il funzionamento della democrazia. Nella serie storica solo una volta il risultato è stato superiore al 50% (53% nel 2022) e nel 2013 era precipitato al 28%: si tratta, quindi, di un giudizio ormai consolidato.
Circa il 21% degli italiani ritiene che un regime autoritario possa essere preferibile in certe circostanze, mentre un ulteriore 11% (quindi in totale addirittura una persona su tre) non percepisce differenze tra sistemi democratici e autoritari.
In merito al disertare le urne un aspetto interessante è che una larga parte degli italiani riconosce nell’astensione elettorale un fattore di peggioramento della qualità della democrazia e della rappresentanza politica. Questo dato suggerisce che il disimpegno non è sempre frutto di indifferenza, ma di sfiducia nei confronti dell’attuale sistema politico e della classe dirigente. Un ulteriore elemento è il giudizio sugli effetti dell’astensione formulato da chi non è andato a votare: per il 39%, non ne ha di rilevanti, dimostrando la non considerazione del fenomeno.
Sui partiti, tradizionalmente ritenuti fondamentali luoghi di confronto e rappresentanza, alla domanda se la democrazia può funzionare anche senza di loro il 44% risponde affermativamente e ciò è maggiormente vero per le fasce d’età più giovani: 53% tra i 18 e i 29 anni, addirittura 62% per chi è compreso tra i 30 e i 44 anni.
La nuova cittadinanza: tra impegno e disillusione
Il concetto sta cambiando. Al modello tradizionale di «cittadinanza-dovere», legato al rispetto delle regole e alla partecipazione elettorale, si affianca sempre più una «cittadinanza-impegnata», che privilegia il coinvolgimento diretto in cause sociali e ambientali. Circa la metà degli italiani ha partecipato almeno una volta nell’ultimo anno a forme di consumerismo etico o ecologico, e oltre un terzo ha aderito a iniziative locali o ambientali. Ciò indica una maggiore attenzione su temi concreti e quotidiani, ma non verso la dimensione politica dei problemi.
Nonostante tale evoluzione, il rispetto delle regole rimane il criterio principale per definire il «buon cittadino», con il 46% delle preferenze, seguito dal sostegno ai diritti sociali, alla salvaguardia dell’ambiente e alle fasce più deboli (31%).
Fascino dell’autoritarismo e di una leadership forte
La sfiducia verso i partiti tradizionali e il sistema democratico ha favorito l’emergere di alternative autoritarie e di leadership forti. Il 58% degli italiani apprezza l’idea di un «capo» che prenda decisioni senza mediazioni, mentre il 50% ritiene percorribile una soluzione tecnocratica. La democrazia diretta, senza corpi intermedi, raccoglie il favore del 44%, evidenziando il desiderio di superare la complessità del sistema rappresentativo a favore di meccanismi più semplici e immediati. Viene messa in discussione la mediazione politica, sia intesa come spazi e strumenti della partecipazione, sia sotto il profilo del confronto democratico, della ricerca di una sintesi frutto di un’elaborazione comune.
Il futuro della democrazia e dello stato
Il rapporto evidenzia un paradosso: senza partiti e senza stato, non solo declina la democrazia, ma si compromette anche il funzionamento dei servizi essenziali, come la sanità, il lavoro e l’istruzione. La domanda di maggiore investimento pubblico in questi settori è forte: il 64% ritiene che si debba spendere di più nella sanità, anche a costo di aumentare le tasse.
La sfida principale per le istituzioni è ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini, promuovendo una democrazia più partecipativa e inclusiva, capace di rispondere alle esigenze reali della popolazione.
Quali prospettive
Il rapporto Gli Italiani e lo Stato 2024 delinea un quadro critico, ma offre spunti per un possibile rinnovamento. La ricostruzione della fiducia e della partecipazione democratica è essenziale per affrontare le sfide future, evitando il rischio di un ulteriore deterioramento della distanza tra cittadini e istituzioni.
La strada da percorrere dovrebbe comprendere alcuni elementi indispensabili. Una maggiore trasparenza, meccanismi di controllo degli illeciti e per il monitoraggio dei cittadini, insieme a una loro partecipazione attiva attraverso consultazioni e strumenti adeguati. Promuovere il merito e la competenza delle persone impegnate in politica, nonché recuperare la centralità dei valori democratici e di una buona politica, intesa come servizio. È indispensabile inoltre innovare i processi democratici con l’ausilio delle nuove tecnologie e semplificare la burocrazia per rendere davvero lo stato “amico” dei cittadini.
La scuola e i mezzi di informazione e comunicazione potrebbero svolgere un significativo ruolo di educazione all’interesse nei confronti della cosa pubblica, alla partecipazione, alla democrazia, all’importanza della politica.
Forse andrebbe riscoperta e meditata nuovamente la frase di don Milani: «Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia».