Ersilia Bronzini Majno: non solo il voto

Il 1° febbraio 1945 venne emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni, e fu necessario aspettare altre un anno perché potessero godere dell’eleggibilità conferita dal decreto n. 74 datato 10 marzo 1946 a coloro  che avevano almeno 25 anni: da questa data in poi le donne potevano considerarsi cittadine con pieni diritti politici.

Oggi in tutti gli stati vige il suffragio universale, salvo nel Brunei in cui il diritto di voto è negato a tutti, e l’ultima nazione a sancirlo è stata l’Arabia Saudita nel 2011.

L’attenzione verso l’equiparazione dei diritti partì nel XVIII secolo e si sviluppò nella seconda metà dell’Ottocento con i primi movimenti femminili organizzati, chiamati delle suffragette. La battaglia per il diritto di voto si accese nel Regno Unito per poi diffondersi in tutta Europa e in America.

In Italia la lotta vide coinvolte numerose donne e una delle organizzazioni più importanti fu l’Unione Femminile, fondata da Ersilia Bronzini Majno nel 1899. La nascita dell’associazione non fu l’unica iniziativa che la vide protagonista, infatti molte sono le azioni sociali nelle quali si impegnò. Le seguenti note biografiche sono tratte dal sito dell’Unione Femminile Nazionale.

La vita

Ersilia Bronzini nacque a Milano il 22 giugno 1859 figlia di Michele e Carolina Conterio. In seguito ai rovesci economici della famiglia, titolare di un’azienda fallita per la frode di un socio, dovette interrompere gli studi appena terminate la scuole primarie perché le condizioni economiche del padre consentivano la laurea ai soli figli maschi. Il fratello Arturo prese poi l’impegno di impartire a Ersilia e alla sorella Virginia lezioni d’inglese e di francese in vista di un impiego dignitoso. A ventiquattro anni sposò l’avvocato Luigi Majno, già difensore degli operaisti al processo del 1887 e deputato socialista dal 1900 al 1904. Ebbero tre figli a poca distanza l’uno dall’altro, in condizioni economiche non floridissime perché Luigi si occupava prevalentemente di cause di lavoratori poveri e le sue parcelle erano più nominali che reali.

Ersilia Bronzini Majno ricoprì a Milano un ruolo di primo piano nell’attività assistenziale e sociale fin dalla fine del secolo, dedicandosi all’organizzazione e alla sensibilizzazione del proletariato femminile, assieme ad altre militanti socialiste. L’assidua frequentazione della Guardia ostetrica di Milano fu fondamentale nell’accelerare in lei un processo interiore che la portò alla decisione di lavorare socialmente non solo per, ma a fianco del proletariato femminile, senza perdere mai di vista la specificità della questione femminile all’interno della più generale questione operaia.

Nel 1894, assieme ad Edvige Gessner Vonwiller, che collaborava con lei nella propaganda a favore della Guardia ostetrica e che col marito aveva generosamente finanziato l’istituzione, s’iscrisse all’Associazione generale di mutuo soccorso e d’istruzione alle operaie e si impegnò anche nella Società di mutuo soccorso e miglioramento fra le sarte da donna e nella sezione femminile della Camera del Lavoro. Fu in quegli anni anche tra le fondatrici della Lega per la tutela degli interessi femminili.

Nel 1898 i sanguinosi scioperi del maggio la posero su posizioni di critica radicale alla politica del governo. Mentre suo marito era impegnato nella difesa di Filippo Turati e Anna Kuliscioff, Ersilia Branzini Majno con Vonwuller, Ravizza, Negri e altre, fondò il Comitato pro-reclusi di maggio. In quegli stessi mesi ospitò in casa Andreina Costa, figlia di A. Kuliscioff.

Prendeva intanto corpo nella sua mente in progetto di fondazione dell’Unione Femminile, che venne definitivamente costituita alla fine del 1899.

Nel marzo del 1905, l’Unione Femminile, con le sezioni di Firenze, Bergamo, Torino, Venezia, Udine e Roma, si costituì in Società anonima cooperativa, assumendo la denominazione di UFN (Unione Femminile Nazionale). Essa si propose di raccogliere in un’unica sede i gruppi femminili fino ad allora operanti a Milano e contribuire alla riorganizzazione su criteri razionali della beneficenza pubblica e privata, difendendo soprattutto i diritti delle donne e dei fanciulli, definiti dalla stessa Ersilia «i deboli, i paria, le vittime dell’egoismo e dell’ingiustizia sociale»: per questo fu presente dal 1900 al 1923 a quasi tutti i convegni nazionali e internazionali sul tema.

L’Unione, dietro la spinta della sua fondatrice e presidente, fu in prima linea tramite relazioni, petizioni, articoli, conferenze, nel sensibilizzare partiti e governi sulla necessità di una legge che tutelasse il lavoro delle donne e dei minori. Quando finalmente la legge fu promulgata nel 1902, l’Unione Femminile continuò a sottoporla a un esame critico per le numerose deficienze che ne limitavano la portata d’azione.

Nel 1901 assunse la presidenza della sezione milanese del Comitato italiano contro la Tratta delle bianche, ospitato dall’Unione e allegava il suo Bollettino informativo al giornale dell’Unione Femminile. Nel 1908 assunse la presidenza nazionale di tale comitato, trasferendolo da Roma a Milano.

Nel 1902 intanto era nato per suo impulso l’Asilo Mariuccia, dedicato alla memoria della figlia minore, Maria, morta di difterite, sorto per il recupero delle giovani e delle giovanissime vittime di disagiate condizioni e violenze familiari, pericolanti o già avviate alla prostituzione, inaugurato nel dicembre 1902, senza la sua presenza, poiché aveva dovuto condurre la figlia maggiore Carlotta in una zona climatica più adatta alle sue condizioni di salute.

Nel 1902 si adoperò anche per la fondazione del ricreatorio La Fraterna che fu ideato dopo lo sciopero delle piscinine (le piccole apprendiste sarte, modiste, stiratrici), indetto dalla Camera del Lavoro e sostenuto con molto impegno dall’Unione Femminile. La Fraterna aveva l’obiettivo di educarle a una vera professionalità e insieme procurare loro, con le gite domenicali, qualche ora di svago.

Dopo una massiccia campagna promossa dall’Unione per far accedere le donne nei consigli di amministrazione delle Opere Pie in seguito alle possibilità offerte dalla legge del 17 luglio 1890, Ersilia, insieme ad altre, entrò a far parte dell’amministrazione delle Opere Pie cittadine, studiando un progetto per le scuole per infermiere che fu poi ripreso e attuato nel 1917 dall’amministrazione ospedaliera.

Nel 1904 elaborò un progetto d’intesa col Comune di Milano per un Consorzio tra le Opere di assistenza cittadina. Nel 1906, al IV Congresso giuridico tenutosi a Milano, intervenne in rappresentanza dell’UFN e del Comitato milanese contro la Tratta delle bianche. Propose una serie di riforme legislative unitamente accolte da Congresso, quali l’elevazione da sedici a diciotto anni del limite d’età per corruzione di minorenni, la perseguibilità d’ufficio per i reati sessuali, la ricerca della paternità, l’inasprimento delle pene per abuso di patria podestà, l’ammissione delle donne agli uffici di tutela e l’introduzione nel Codice penale di disposizioni contro le fatiche eccessive per i fanciulli. Nel 1907, in nome di una politica basata su alleanze di ampio respiro, partecipò al Convegno femminile di Milano promosso dalle donne cattoliche.

Nel 1908 intervenne al Congresso di attività pratica femminile tenuto a Milano.

Nel 1910 presentò una relazione al Congresso di assistenza pubblica di Copenaghen. Nello stesso anno rappresentò la Federazione italiana pro-suffragio al Congresso femminile di Amsterdam, e in seguito diffuse i contenuti della sua relazione in una serie di pubbliche riunioni per propagandare la lotta suffragista. Nel 1911 partecipò al Congresso nazionale di Torino per il suffragio con Virginia Bartesaghi, che si occupava del comitato d’assistenza per la guerra libica.

Nel 1914 iniziò, all’interno dell’UFN, un opera di sensibilizzazione e di appoggio in favore della proposta dell’on. Meda sulla ricerca della paternità, ottenendo due anni dopo che nel progetto di legge per l’assistenza agli orfani di guerra fossero compresi anche i figli naturali.

Nel 1915, anche in seguito alla morte del marito, si dimise dal consiglio dell’UFN dove prevalevano le tesi interventiste. Contraria personalmente alle guerra in nome di principi umanitari, prestò comunque la sua attività in diverse istituzioni assistenziali. Negli anni del dopoguerra seguì sempre il lavoro dell’UFN, ma si dedicò quasi esclusivamente all’attività del Comitato contro la Tratta delle bianche e all’Asilo Mariuccia.

Nel 1920 partecipò al Convegno nazionale e internazionale assistenze climatiche e balneari alla fanciullezza in qualità di membro del Comitato pro-assistenza e delle Commissione esecutiva.

Tenne anche una relazione assieme a colei che definiva figlia spirituale a sua assidua collaboratrice, Larissa Pini Boschetti.

Nel 1923, ancora segretaria per l’Italia del Comitato contro la Tratta delle bianche e dei fanciulli patrocinato dalla Società delle Nazioni, organizzò il III Congresso nazionale contro la Tratta delle bianche, presentando un’ampia relazione di quanto era stato fatto in Lombardia.

Iniziò allora il suo graduale ritiro dall’attività pubblica, anche per non appoggiare indirettamente in regime fascista.

Si spense a Milano il 17 febbraio del 1933 e i funerali si svolsero due giorni dopo presso l’Asilo Mariuccia e videro un’ampia partecipazione.

Il commento

La nostra testimone è un esempio da seguire per molti aspetti: il grande attivismo, la linearità nel perseguire gli obiettivi, il farsi da sola. Va poi ricordato come la sua vita non sia stata facile, a iniziare dalle condizioni familiari e dalla perdita della mamma, per continuare con i due gravissimi lutti rappresentati dalla scomparsa delle due figlie: Mariuccia, infatti, morì a 14 anni di difterite e la maggiore Carlotta fu colpita dalla tisi, che la uccise, nel 1905 a vent’anni.

Ersilia in ogni caso si impegnò sempre per gli ideali e gli obiettivi che si poneva di raggiungere con un approccio attento sia alle concrete realizzazioni, sia ai risvolti politici.

La scuola non è tutto

A causa dei problemi economici della famiglia la sua istruzione venne sacrificata e si formò da sola a casa o aiutata dai fratelli, soprattutto per la conoscenza delle lingue straniere. Questa sua cultura da autodidatta suscitò in lei un senso di sofferenza e inadeguatezza, ma la indusse a reagire, traendo dalle difficoltà gli stimoli per applicarsi sempre di più e sfruttare le sue capacità.

Pur non potendo accedere a una professione per la quale sarebbe stato necessario un titolo di studio lei trovò la sua strada e riuscì a realizzare importanti risultati: lo studio personale, le persone conosciute e le esperienze fatte la resero una persona attenta, responsabile e dinamica.

Il ruolo delle donne

Uno dei percorsi di elaborazione e di evoluzione nel pensiero e nella pratica di vita si riferì al significato di essere donna nella società. Seguendo un’impostazione tradizionale Ersilia si sentiva in primo luogo moglie, madre e responsabile dell’educazione dei figli, ma osservando la propria esperienza e il ruolo della donna nel suo tempo, orientò la propria riflessione alle questioni sociali e alla trasformazione della società, avvicinandosi così all’impegno, anche sul terreno politico.

L’attività che la vide coinvolta nella Guardia ostetrica rispose sia alla maternità come connotazione femminile, insieme alla lotta contro lo sfruttamento, l’ingiustizia e la discriminazione, sia a contribuire perché le donne si aprissero a una nuova consapevolezza di sé, a cambiare il loro destino.

L’impegno nell’Unione Femminile

L’organizzazione nacque con l’obiettivo di unire in una sorte di federazione le iniziative di molte associazioni di donne, anche perché erano state vittime, con altre, della repressione esercitata in seguito ai moti popolari contro il rincaro del prezzo del pane. Si trattava di collegare le donne in «un movimento di lavoro pratico» che le unisse «senza distinzione di classe, di cultura e di opinioni, poiché abbiamo in comune come donne doveri per i quali è utile prepararci insieme, e diritti che lavorando unite potremmo più facilmente conquistare», «allo scopo di cooperare all’elevazione morale e al miglioramento intellettuale, economico e giuridico della donna».

L’associazione si impegnò in una serie di realizzazioni. Diede vita al periodico omonimo, organizzò spazi sicuri perché fosse possibile riunirsi, offrì corsi formativi e promosse progetti innovativi. Un esempio è la possibilità offerta da una legge del 1890 che ammette le donne nei consigli di amministrazione di ospedali, orfanotrofi e istituzioni analoghe. L’Unione organizzò corsi di preparazione perché le donne si preparassero a occupare tali ruoli: lei stessa fu la prima a ricoprire nel 1900 la carica di consigliera d’amministrazione nell’Ospedale maggiore di Milano.

L’iniziativa di cui l’Unione femminile va, forse, più orgogliosa è quella di aver contributo a promuovere nel capoluogo lombardo, per la prima volta, le funzioni di delegata di beneficenza, che effettua visite, analizza bisogni, approfondisce proposte, formula progetti innovativi nella città.

L’impegno per le “piccole”

È importante evidenziare le ragioni che stanno alla base della fondazione dell’Asilo Mariuccia. Oltre al ricordo della figlia scomparsa prematuramente, la struttura nacque anche per controbattere la tesi di una predestinazione genetica al crimine e alla prostituzione, cara a Lombroso, e promuovere il concetto di servizio pubblico, che prevede la gratuità dell’assistenza, l’abolizione delle difficoltà burocratiche per accedervi, la volontà di studiare le cause per affrontare alla radice i problemi, una forte valenza politica, il tendere a un fine educativo nei confronti di chi  non  ha ancora piena consapevolezza della propria situazione e dei propri diritti, nella prospettiva di dare visibilità alle capacità femminili. Si tratta di un’istituzione assistenziale del tutto originale per l’epoca, organizzata su un modello di vita familiare: c’erano il refettorio e la camerata ma, ad esempio, si aveva cura che il vestiario non fosse dimesso e la dieta ricca e variata.

Le fonti

Reperire informazioni su Ersilia Bronzini Majno non è difficile. Sul web sono disponibili alcuni siti che parlano di lei e si occupano di tematiche che la videro impegnata. Tra questi il già citato portale dell’Unione Femminile Nazionale, quello di enciclopediadelledonne.it, e il sito della Fondazione Asilo Mariuccia. La stessa Fondazione ha istituito un premio per ricordare la sua fondatrice.

È consultabile una bibliografia e numerosi articoli su di lei, come la biografia di Cinzia Demi. Un video dedicato all’Asilo Mariuccia presenta le caratteristiche dell’istituzione e il TGR di Raitre lo ha citato in un servizio filmato.

Il Comune di Milano nel 2015 ha deciso di inserire il suo nome nel Pantheon della città, all’interno del Cimitero Monumentale; nel 2023, in occasione del novantesimo anniversario della sua morte, le ha dedicato una “Passeggiata Ersilia Bronzini Majno”, sita nel viale che porta il nome del marito. Il Comune di Roma le ha intitolato una via e l’Università Milano Bicocca un’aula.

Ecco, infine alcune citazioni.

«Assistere quelle donne farle rialzare dalle tenebre della vita, è rialzare la dignità conculcata del nostro sesso».

«Abbiamo in comune come donne doveri per i quali è utile prepararci insieme, e diritti che lavorando unite potremmo più facilmente conquistare».

«Questo non è il collegio, non è l’Istituzione: è l’Asilo. Le accolte non sono le ricoverate, le convittrici; sono le figliole dell’Asilo».