Luigi Luzzatti: per un’economia civile e popolare

Il personaggio che presentiamo è stato un giurista, economista e politico, studioso di problemi finanziari e banchiere, ispirato da una concezione dell’economia e della finanza che si rifaceva ai contenuti dell’economia civile, un approccio che pone al centro la reciprocità, la fraternità la gratuità, alternativo a quello capitalistico.

Questa teoria economica si è sviluppata in modo sistematico nella stagione dell’illuminismo italiano, napoletano in particolare, nel XVIII secolo, grazie ad alcuni pensatori quali Antonio Genovesi, il primo docente di una cattedra di economia, Gaetano Filangeri e Giacinto Dragonetti. Tra i loro epigoni, dall’ottocento in avanti, vi sono stati altri economisti, tra i quali Luigi Luzzatti, per arrivare oggi a studiosi come Luigino Bruni e Stefano Zamagni.

La vita

Luigi Luzzatti nacque a Venezia il primo marzo 1841 in una benestante famiglia israelitica. Il padre Marco era un imprenditore e possedeva due fabbriche.

Dopo aver frequentato una scuola elementare privata passò al liceo Santa Caterina dove, grazie ad alcuni professori, apprese il valore della libertà di coscienza e della tolleranza religiosa insieme al senso filosofico dell’antidogmatismo; in quegli anni si allontanò dall’ebraismo. Nel 1858 si iscrisse alla facoltà politico-legale dell’Università di Padova, nella quale si laureò cinque anni dopo, per poi pubblicare il suo primo lavoro scientifico dal titolo La diffusione del credito e le banche popolari, nel quale sosteneva la funzione sociale del credito.

Sempre nel 1863 si trasferì a Milano, anche per sottrarsi alle persecuzioni dell’autorità austriaca, insegnando statistica ed economia politica in un istituto tecnico superiore e collaborando con giornali quali Il Sole e la Perseveranza con numerosi articoli che propugnavano le sue idee sul credito. Spinto da tali convinzioni fu tra i fondatori, nel 1864, della Banca popolare di Lodi, la prima banca popolare italiana. Sempre nello stesso anno si sposò con Amelia Levi.

Nel 1866 fu nominato professore straordinario di diritto costituzionale all’Università di Padova, accettando l’incarico solo un anno dopo, e non prima di aver contribuito a Milano alla fondazione dell’Associazione industriale italiana. Rientrato quindi a Padova, ora senza l’occupazione austriaca, riprese i rapporti avviati durante gli studi universitari e ne allacciò di nuovi con gli esponenti di maggior rilievo delle istituzioni colturali, amministrative ed economiche del Veneto. Un frutto di tali rapporti fu la nascita a Venezia della Scuola superiore di commercio, Ca’ Foscari, alla quale Luzzatti diede un importante contributo.

Nel 1869 fu nominato, giovanissimo, segretario generale del ministero di Agricoltura, industria e commercio, un incarico che gli consentì di conoscere l’economia nazionale e di mettere in discussione i fondamenti del liberismo radicale elaborando la dottrina dello «statalismo sussidiario» e il nesso tra etica ed economia, che ispirarono la nascita dell’Associazione per il progresso degli studi economici in Italia e del Giornale degli economisti.

Divenuto deputato nel 1871, Luzzatti nel 1874 collaborò alla predisposizione della prima legge bancaria italiana e nell’anno successivo alla legislazione per la tutela del lavoro femminile e minorile. Nel periodo 1886/91 divenne presidente della giunta centrale di bilancio e in seguito fu più volte ministro del Tesoro e dell’Agricoltura, industria e commercio.

Su sua proposta nel 1903 venne approvata la legge fondativa dell’Istituto Case Popolari, che in seguito divenne l’Istituto Autonomo Case Popolari, destinato ad affrontare i problemi abitativi delle famiglie meno abbienti.

Il 31 marzo 1910 fu nominato presidente del Consiglio dei ministri da re Vittorio Emanuele III e durante il suo governo fu varata la legge che rendeva obbligatorio l’obbligo scolastico fino a 12 anni e una normativa che trasferiva la gestione della scuola elementare dai comuni allo stato, in modo da migliorare la manutenzione degli edifici e consentire una più vasta diffusione dell’alfabetizzazione, soprattutto nelle aree rurali.

Nel 1921, dopo aver compiuto 80 anni e nel cinquantesimo anniversario della sua attività parlamentare, fu nominato senatore del Regno, tenendo un atteggiamento di accettazione dell’ascesa al potere di Mussolini.

L’attività politica fu sempre accompagnata dall’insegnamento, nei periodi in cui non aveva incarichi di governo, e dalle collaborazioni giornalistiche, e continuò a essere attivo anche negli ultimi anni della sua vita, che si concluse il 29 marzo 1927 dopo una breve malattia.

Il commento

Luigi Luzzatti fu un esponente originale della cosiddetta Destra Storica, in particolare per la sua costante attenzione nei confronti delle tematiche sociali: promosse infatti importanti normative riguardanti il credito, la cooperazione e alcune innovative legislazioni sociali, come quella sulle case popolari o quella sulla previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai, la cui importanza venne riconosciuta non solo in Italia, ma anche sullo scenario internazionale.

Il suo prestigio fu rilevante in tutti gli ambiti dei quali si dedicò, economia, finanza, cultura, politica, e i suoi rapporti spaziavano tra tanti paesi e tra differenti orientamenti politici. Divenne una delle personalità di primo piano nella vita politica e culturale italiana del periodo, come ispiratore delle scelte economiche e finanziarie del Paese.

Si occupò dei più rilevanti problemi che si presentarono nel corso della sua vita attiva, partecipando da protagonista a numerose trattative e tavoli nazionali e internazionali.

Fu uno dei pionieri della cooperazione, fondatore di banche popolari, persona di larghi interessi, capace di influenzare il dibattito in materia di politica sociale, salvaguardia del territorio, politica e commercio internazionali, dialogo religioso.

Emerse come uno dei primi sostenitori della necessità di una politica attenta al sociale e per questo promosse lo sviluppo di organismi economici che rispondessero ai bisogni delle classi più disagiate.

Fu una personalità aperta, profondamente e seriamente laica, sempre rispettoso della libertà religiosa, della quale si occupò soprattutto come docente di diritto, e costantemente in ricerca, con un’attenzione particolare per gli studi biblici, il rinnovamento religioso, i problemi teologico-critici e alcune figure di santi come Francesco d’Assisi.

Significativo fu il suo impegno per allargare il diritto di voto a chi dimostrasse di saper leggere e scrivere, insieme ai provvedimenti per la diffusione dell’istruzione elementare.

Pone certamente dei problemi il suo atteggiamento, da senatore, nei confronti del fascismo, accettando l’ascesa a potere di Mussolini e non passando all’opposizione neppure dopo le elezioni del 1924 e il delitto Matteotti, criticando anche la scelta dell’Aventino e l’abbandono dell’aula, considerato contrario ai doveri della rappresentanza parlamentare. La ragione può essere ricondotta a una sua affermazione: «i tempi difficili impongono a coloro che amano il proprio paese l’obbligo patriottico di unirsi». Permangono comunque forti dubbi su come un convinto liberale, così attento alle problematiche sociali abbia potuto accettare la nascita del regime fascista e le sue scelte di politica economica e finanziaria.

Concludiamo con un interessante giudizio espresso da Vera Negri Zamagni sull’Enciclopedia Treccani a proposito del nostro testimone: «Luigi Luzzatti appartiene a quella vasta schiera di economisti italiani che, pur praticando l’insegnamento universitario, elaborarono idee fuori da qualunque mainstream accademico, allo scopo di contribuire all’incivilimento del Paese secondo principi di equità e promozione delle classi popolari. Ciò che li interessava era molto di più trovare lumi per avviare innovazioni politico-istituzionali in campo economico e sociale piuttosto che contribuire a una disciplina i cui presupposti antropologici (l’utilitarismo) nemmeno condividevano».

Le fonti

Pochi sono gli strumenti per approfondire la figura di Luigi Luzzatti, quasi esclusivamente rintracciabili in rete. Il Senato gli dedica una pagina e il Dizionario Biografico Treccani offre un’ampia voce nella quale viene presentata in modo dettagliato e approfondito la sua vita, la sua bibliografia e le fonti biografiche; per chi desidera una sintesi è possibile trovarla nella voce a lui dedicata dell’Enciclopedia Treccani.

La Camera dei deputati ha diffuso un breve video biografico.

Sono presenti altri filmati a lui dedicati a cura dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. L’Istituto conserva, donato dagli eredi, l’imponente archivio dei documenti, della biblioteca e dei ricordi personali di Luigi Luzzatti, che sono stati utilizzati per una serie di attività di ricerca e studio. L’archivio è una delle fonti più importanti per la storia italiana ed europea del periodo compreso tra gli anni 70 dell’800 e gli anni 20 del ‘900. Nel 2011, in occasione del centenario del governo da lui presieduto, si è svolto un convegno i cui atti sono stati raccolti nel volume Luigi Luzzatti Presidente del Consiglio facente parte della collana Biblioteca Luzzattiana dell’Istituto, insieme ad altri testi.

Nel 2017 è stata costituita, su iniziativa dell’Associazione Nazionale delle Banche Popolari italiane e di altre 17 Banche Popolari, una società consortile che porta il suo nome, con l’obiettivo di promuovere attività e progetti a supporto di tali istituti di credito.

Vi sono in Italia alcune istituzioni scolastiche che portano il suo nome, come pure in molte città sono presenti vie a lui intitolate.

Ecco, infine, delle citazioni di Luzzatti.

«Quando un’idea è così feconda da aver mosso il pensiero e l’azione di milioni di persone conviene rivisitarla spesso, perché altre persone si meraviglino della sua semplicità, si nutrano della sua saggezza e si innamorino della sua forza, per trarne entusiasmo verso nuove realizzazioni».

«In una cooperativa nulla si debba nascondere, nulla attenuare. Essa deve assomigliare ad un palazzo solido e trasparente; ognuno deve vedervi dentro senza difficoltà, essa deve riflettere in ogni punto la fedeltà, la schiettezza e l’onore».

«La cooperazione, finanziaria nei mezzi, sociale e redentrice nei fini, è un metodo economico nuovo e più perfetto, il quale, arruolando in mutue colleganze le schiere dei miseri previdenti, intende a estinguere, per quanto è possibile, la miseria; a estinguere le usure, mordenti il nostro popolo che soffre e lavora, nelle città e nelle campagne e conosce soltanto le forme antiquate della beneficenza. Questa vergogna deve cessare nelle nostre rinascenti democrazie; dobbiamo estinguere l’usura con il credito popolare, conferendo un valore materiale alle promesse di un misero illibato, fatte in nome della sua anima immortale (ecco il principio dei prestiti sull’onore). Bisogna vincere l’usura delle vettovaglie con le società cooperative di consumo ispirate ai nobili esempi dei Probi Pionieri di Rochdale».