Rapporto “Giorgio Rota” 2022: l’impatto del Covid

Dopo tre anni di pandemia e quasi un anno dall’inizio della guerra alle porte dell’Europa il Rapporto Giorgio Rota del Centro Einaudi propone un primo bilancio sugli impatti sociali ed economici che hanno prodotto, e stanno producendo, questi tragici eventi, sulle città e, in particolare, su Torino e il suo territorio.

Sul sito del “Giorgio Rota” è disponibile il testo integrale del Rapporto 2022 e gli aggiornamenti della banca dati per ulteriori approfondimenti sui settori: Demografia, Economia e innovazione, Formazione, Ambiente e sicurezza, Mobilità, Sanità e assistenza, Trasformazioni urbane e Cultura.

Gli impatti del Covid sulla salute e sulla popolazione

Nonostante la situazione sia migliorata nel 2022 la pandemia ha continuato a colpire. Torino è stata la metropoli italiana, dopo Bari, che ha registrato un significativo miglioramento dei decessi (-72,7% rispetto al 2021). Emerge però come lo sforzo dei sistemi sanitari abbia prodotto una riduzione delle risorse dedicate alla prevenzione e alle altre patologie: ad esempio nel 2020 il numero di visite specialistiche si è ridotto del 37,4%, per poi riprendere nel 2021, però con un calo del 57,9% se paragonato al 2014, anche per il trasferimento delle prestazioni sulla sanità privata.

Sul piano demografico ovviamente negli ultimi anni il numero dei decessi è aumentato rispetto alla media, che era costantemente sotto il numero di 10.000 per anno: nel 2020 sono stati 12.587 3 nel 2021 11.187. Le nascite, contrariamente alle attese, non sono calate in modo particolare, seguendo la tendenza oramai consolidata di una lenta diminuzione: nel 2020 sono state 5.810 e 5.623 l’anno successivo. Prosegue quindi la discesa del numero di abitanti, con un’immigrazione anch’essa in calo.

Il sistema economico

 L’impatto della pandemia, dopo il contraccolpo del 2020, sembra in gran parte superato. Dall’ultimo trimestre del 2020 la produzione è tornata a crescere, con un picco del 34,3% nel secondo trimestre del 2021, e tale trend è proseguito, seppure con un rallentamento, fino al secondo trimestre 2022, l’ultimo per il quale sono disponibili i dati.

I settori più in difficoltà sono stati la meccanica e quello dei prodotti metallurgici, mentre quelli più performanti sono stati l’automotive e l’industria elettrica ed elettronica.

Un contributo importante lo ha fornito il commercio estero con esportazioni e importazioni in aumento, con queste ultime superiori alle prime (rispettivamente 19 e 20,7 miliardi di euro), per merito soprattutto del settore alimentare, delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, dei prodotti in metallo e il comparto chimico.

Il biennio 2020/21 ha visto una crescita significativa dei prestiti destinati alle famiglie e alle imprese localizzate nella città metropolitana di Torino, che erano calate dopo la crisi del 2008/09: tra il 2019 e il 2021 l’incremento è stato del 50% per le famiglie e del 43% per le imprese. Il 2022 ha fatto registrare invece un brusco rallentamento (rispettivamente -17% e -15% nei primi otto mesi).

Il turismo in tutte le città italiane ha subito un drastico ridimensionamento a causa del Covid: tra il 2019 e il 2021 il calo delle presenze è stato del -20% a Genova e del -70% a Roma, mentre nel torinese il dato è del -53%, con una situazione più grave in Val di Susa e nel Pinerolese (-65%9 e nel Canavese e nelle valli di Lanzo (-61%), rispetto al capoluogo che ha fatto registrare un -29%.

Lavoro e istruzione

«La pandemia ha inciso sulle condizioni occupazionali, ma forse meno di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Il volume di lavoro attivato nella città metropolitana di Torino è sceso da 117.171 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno del 2019 a 110.975 nel 2020, per poi risalire a 118.341 nel 2021 (valore superiore a quelli registrati in tutto il secondo decennio degli anni Duemila)». Il tasso di occupazione a Torino è sceso dal 65,4% del 2019 al 63% del 2020 per poi risalire nel 2021 al 63,9%, ma continua a essere tra i più bassi del nord e del centro Italia, con l’eccezione di Roma (61,3%).

Lo svantaggio occupazionale femminile rimane costante ovunque, ma quasi in tutte le città è inferiore al 2011, con Torino tra le eccezioni: -19,3% nel 2011 e -20,5% nel 2021.

Il tasso di disoccupazione oscilla poco sopra l’8%, inferiore al 9,1% di dieci anni prima, ma di nuovo tra i più alti del centro e del nord; analogamente avviene per la disoccupazione giovanile, vicina al 30%.

Più accentuato l’impatto della pandemia sui Neet: in Piemonte la percentuale dei giovani dai 19 ai 29 anni che non studiano né lavorano è vicina al 20%, dal 16,5% del 2019. L’abbandono scolastico è passato dal 10,7% del 2019 all’11,4% del 2021, con una diminuzione per i maschi e un incremento per quello femminile.

Benessere e malessere socioeconomico

«Il primo anno di pandemia ha impattato negativamente sui redditi degli italiani. Da questo punto di vista, Torino non fa eccezione, con una riduzione del reddito medio tra il 2019 e il 2020 pari al 2,2% in meno, uno dei valori negativi più marcati tra le metropoli italiane: solo a Firenze (-3,2%) e a Venezia (-5,7%) è andata peggio», con una media delle città metropolitane del -1,5%. Ciò ha determinato un’inversione rispetto alla tendenza degli ultimi anni, nei quali si era registrata ovunque una crescita, mediamente del 3,6%, con punte del +8,5% a Milano e del 6,8% a Torino.

I consumi nel capoluogo piemontese tra il 2019 e il 2020 si sono ridotti del 4,8%, valore inferiore a quello medio attestato sul -9,1%. Su ciò hanno influito il minor reddito disponibile, ma anche le riduzioni degli spostamenti, dell’offerta culturale e per il tempo libero, causati dal lockdown. Nel biennio successivo i consumi sono ripresi (+3,9%), ma in misura inferiore rispetto alla media (+4,7%).

Sistema formativo e culturale

La scuola e la cultura hanno subito contraccolpi significativi dalla pandemia. Gli studenti sono stati colpiti sia sul piano delle relazioni sia sul terreno dell’apprendimento: «In un quadro nazionale in cui quasi sempre gli esiti migliori alle prove Invalsi si registrano nelle città metropolitane settentrionali, Torino non brilla, collocandosi spesso in posizioni medio-basse tra tali metropoli», e nel capoluogo emergono in modo particolare problemi nella scuola secondaria di primo grado.

Per quanto concerne gli atenei nel biennio considerato le iscrizioni in Italia hanno proseguito la tendenza a un incremento; a Torino l’Università ha fatto registrare invece un calo del 14%, mentre il Politecnico ha proseguito il suo trend positivo.

Il sistema culturale, a causa dei lockdown, ha dovuto affrontare un impatto devastante. I musei torinesi, ad esempio, hanno fatto registrare tra il 2019 e il 2020 un crollo del numero di ingressi: -71,7 per il Museo Egizio, -75,8% per il museo del Cinema, -76,2 ai Musei Reali e -84,3% alla Reggia di Venaria.

Mobilità

Ovviamente le restrizioni dovute alla pandemia hanno inciso sugli spostamenti di persone e merci. In Italia il traffico autostradale si è ridotto nel 2020 tra il 20 e il 30% rispetto all’anno precedente, con una risalita nel 2021, ma sempre inferiore ai numeri del 2019. Nell’area torinese le differenze sono state mediamente inferiori, per i veicoli leggere, mentre per quelli pesanti nel 2021 si è riscontrato un incremento per il 2021 sulla Torino-Savona (+8,6%) e un dato inferiore per la Torino-Bardonecchia (-5%).

Il traffico passeggeri sugli aerei ha subito in generale una contrazione rilavante (-73% tra il 2019 e il 2020) per risalire nel 2021, ma sempre ridotto del 58% rispetto a due anni prima. L’aeroporto di Caselle è stato tra i meno colpiti, ma aveva registrato, in controtendenza con gli altri, una crescita nel periodo 2011/2019 molto bassa.

«Quanto al sistema ferroviario ad alta velocità (treni Frecciarossa, Frecciargento e Italo), l’offerta di collegamenti tra Torino e gli altri capoluoghi metropolitani risulta al 2022 (orario invernale) nettamente superiore rispetto a quella pre-pandemia: 36 treni partono ogni giorno da Torino per Milano (6 in più rispetto al 2019), 30 per Bologna (+12), 19 per Venezia (+6), 28 per Firenze (+11), 31 per Roma (+5). I collegamenti del capoluogo piemontese con Bologna, Firenze e Venezia sono cresciuti tra il 2019 ed il 2022 più che tra il 2011 ed il 2019». Permane comunque una marcata differenza di offerta rispetto al capoluogo lombardo, dal quale partono il doppio dei treni per Bologna e Roma e il 50% in più per Venezia e Firenze.

Oltre che per la mobilità a lungo raggio il Covid ha inciso su quella urbana. Nei capoluoghi metropolitani la riduzione dell’offerta, tra il 2019 e il 2020, è stata mediamente del 23% e a Torino del 29%, la più alta dopo Firenze (-31%); il calo dei passeggeri è stato invece più contenuto nel torinese: -32%, peggio che a Firenze (-22%) e Bologna (-29%), ma meglio nei confronti di Milano (-59%), Genova (-56%), Roma (-52%) e Venezia (-42%). «I dati di GTT mostrano come il calo dei passeggeri a Torino sia proseguito anche nel 2021, registrando un’ulteriore riduzione pari al 15,8% rispetto al 2020. Complessivamente, tra il 2019 ed il 2021, i passeggeri sono calati del 43%, tornando a livelli inferiori a quelli del 2011».

Sicurezza e ambiente

La riduzione della mobilità ha inciso sul calo degli incidenti stradali, specie quelli più gravi, con un ritorno nel 2021 ai valori medi, comunque in costante diminuzione; nell’area torinese la situazione è stata migliore rispetto alle altre metropoli: tra il 2011 e il 2021 Torino è diventata relativamente più sicura, passando dal 7° al 5° posto per basso numero di incidenti in rapporto alla popolazione, e dall’8° al 4° per numero di morti e feriti sulla strada.

Anche il dato sulla criminalità si è ridotto, consolidando un andamento ormai decennale. «In questo quadro tendenzialmente positivo, Torino continua a risultare tra le città metropolitane più problematiche: dopo esser stata al 3° posto per livello di diffusione dei reati nel 2011 (dietro a Milano e Bologna), era scesa al 4° posto nel 2019, ma è poi risalita al 2° posto nel 2021 (solo Milano è peggiore)».

L’ambiente ha tratto beneficio dalla ridotta mobilità e la qualità dell’aria nelle città è migliorata. Torino da parte sua ha risalito qualche posizione: per il Pm10, ad esempio, il capoluogo piemontese, che nel 2011 era il più inquinato, nel 2021 è risalito al 3° posto dopo Milano e Catania; per il biossido di azoto, è sceso invece dal 2° al 3° posto dietro a Milano e a Palermo.

In merito ai rifiuti, nel 2020 sono stati inferiori del 3,6% rispetto all’anno precedente, mentre nel 2021 si è riscontrato un incremento dell’1,3%, con valori simili a quelli delle altre città metropolitane; nell’ultimo decennio la quantità di rifiuti a Torino è diminuita dell’8,2%.